Il più consumato tra i prodotti tipici “made in Friuli Venezia Giulia” nella filiera delle carni è il prosciutto di San Daniele. A seguire il Sauris, il salame friulano e il musetto. Ma, per esempio, quanti mangiano usualmente un “sanganel”, o una “polmonarie”? Quasi nessuno. E la stessa cosa vale per i formaggi. Dal negoziante si chiedono Montasio in primis, a seguire il latteria. Ben conosciuto anche il frico. Ma quando si sconfina nell’Asìno o in un formaggio “sot la trape” è territorio pressoché solo per raffinati “gastronauti”. E’ una sintesi di una ricerca svolta dall’Osservatorio agroalimentare, che ha coinvolto oltre 1.200 persone intervistate per riuscire ad avere un quadro del sistema agroalimentare regionale: Questo per far chiarezza su abitudini di consumo finora inedite e sarà interamente illustrata in occasione della Fiera campionaria di Pordenone, il 9 settembre, nel corso del convegno “L’agroalimentare friulano allo specchio”. La ricerca – ha spiegato il direttore dell’ Istituto per la Ricerca sulle Tecniche Educative e Formative Sergio Simeoni – è stata sviluppata, in questa prima fase, sulla conoscenza dei prodotti tipici tradizionali da parte dei consumatori finali, cercando di capire anche quali sono le loro abitudini alimentari e qual è la percezione dei prodotti regionali in un contesto di promozione e valorizzazione. Il primo dato dato interessante che è emerso è che il 23% degli interessati conosce e consuma prodotti tipici del Friuli Venezia Giulia.  Per capire come dovrà muoversi la filiera produttiva nel futuro, la Regione ha organizzato il convegno, moderato dal giornalista Nicolò Gambarotto, al quale interverranno, tra gli altri, l’assessore regionale alle risorse rurali, agroalimentari e forestali Claudio Violino, il responsabile delle relazioni esterne di FriulAdria-Crédit Agricole Giovanni Lessio, il direttore di IRTEF Sergio Simenoni, Maria Parpinel dell’Università di Udine, ed Emanuele Scarello, presidente dei Giovani ristoratori d’Europa.