Veneto Agricoltura apre le porte al pubblico dei propri Centri Sperimentali e Aziende dimostrative. Sabato 8 ottobre, i tecnici dell’Azienda di Legnaro (Pd) saranno a disposizione degli interessati per mettere a disposizione di tutti le attività di sperimentazione, gestione ambientale e conservazione della biodiversità . Si badi bene, queste realtà ed i relativi dati raccolti, vengono continuamente e capillarmente diffusi agli operatori di settore. Una volta all’anno però alcune realtà , a rotazione, vengono messe a disposizione di tutti. L’ 8 ottobre sarà la volta dell’Istituto per la Qualità e le tecnologie agroalimentari di Thiene (Vi), di Po di Tramontana (Rosolina, Ro) e di ValleVecchia (Caorle, Ve). Proprio quest’ultima, ValleVecchia, si distingue per essere una realtà unica in Italia nel suo genere. Come recita lo slogan, nell’azienda sperimentale della Brussa, così viene chiamata ValleVecchia dai locali, convivono Agricoltura e Natura. Ottocento ettari frutto di una recente bonifica (secondo dopoguerra), che la Regione e Veneto Agricoltura hanno voluto rinaturalizzare. Una parte dell’area agricola è stata quindi resa “umida” circa un decennio fa, con lavori importanti che hanno permesso la costituzione di piccoli laghetti salmastri dove hanno preso a nidificare varie specie di anatidi, cavalieri d’Italia, tarabusi, tarabusini, falchi pescatori, cigni, e altri uccelli. L’agricoltura praticata è sperimentale. I boschi piantati in questi anni, 10 ettari, hanno messo a disposizione molta biomassa che alimenta le caldaie che forniscono, via teleriscaldamento, l’acqua calda agli stabili del Centro. Con le coltivazioni di colza si produce (esiste un piccolo frantoio sperimentale) l’olio che sostituisce il carburante fossile dei trattori. Viene praticata l’agricoltura conservativa con semine su sodo e minime lavorazioni, inoltre effettuate prove varietali di mais e soia, coltivate sia su sodo che in maniera convenzionale. La gestione dell’acqua piovana, non c’è acqua dolce a ValleVecchia, è frutto di un progetto innovativo studiato anche da ricercatori israeliani. La spiaggia, sette chilometri, difesa da questo polmone agroambientale e da una pineta che funge anche da siepe a difesa delle coltivazioni e delle aree umide, è uno degli ultimi lembi di arenile non antropizzato dell’Alto Adriatico. La parte naturalistica gode di percorsi attrezzati anche ai diversamente abili, cartellonistica, punti di avvistamento ed una altana dalla quale si può ammirare la complessità del comprensorio.