VIVAISMO FRUTTICOLO E VITIVOLO: LA SITUAZIONE SECONDO “VENETO AGRICOLTURA”

vivaismo frutticolo veneto

In questa di settembre si è in piena vendemmia, non solo viticola ma anche frutticola (mele, pere). L’annata è buona, però negli ultimi cinque anni il vivaismo frutticolo e viticolo ha visto diminuire il numero di aziende attive e le quantità prodotte. E’ quanto evidenziato dagli esperti di Veneto Agricoltura in un Report di questi giorni. Analizzando i dati forniti dal Servizio Fitosanitario Regionale, le aziende autorizzate in Veneto sono 317 (-6% circa rispetto al 2005): operanti nel vivaismo frutticolo sono 266 (-2,5% rispetto al 2005), mentre nel sono 51 (-21,5% rispetto a cinque anni fa). I dati confermano la leadership della , dove si concentra circa il 38% delle aziende e di , dove, in virtù anche della sua elevata vocazione produttiva frutticola, si localizza circa il 21% delle aziende; seguono Treviso e .  Cittadina simbolo è Saonara, ove la metà delle aziende con vivaismo frutticolo della , 55 unità, il 21% del totale regionale. In generale si registra un elevato livello di specializzazione e molto alta è anche la percentuale di che hanno ottenuto la certificazione Conformità Comunitaria (), condizione necessaria per la commercializzazione in comunitario (31% rispetto al 12% della media del settore a livello regionale). La produzione però è in calo di oltre il 30% rispetto al 2005, in particolare quella del si è più che dimezzata. Le superfici di coltivazione investite per queste due tipologie di vivaismo sono invece in sensibile aumento (in particolare destinate a vivaismo frutticolo): nel 2010 hanno raggiunto gli 820 ettari (+60% circa rispetto al 2005), il 26% di tutto il florovivaismo regionale. Per entrambi i comparti, il prodotto è in prevalenza materiale vivaistico (generalmente ceduto ad altri operatori professionalmente impegnati nel settore); ma, mentre la quota del si allinea a quella del settore florovivaistico considerato nel complesso (rispettivamente 76% e 79%), nel frutticolo raggiunge “appena” il 51%; mentre il prodotto considerato “pianta finita”, generalmente venduto all’utilizzatore finale, rappresenta il 37% della produzione realizzata. È questo un aspetto molto interessante, da leggere in positivo. L’evoluzione nella tipologia del prodotto finale realizzato, che sempre più sta passando da materiale vivaistico a piante finite, può essere infatti letta come il tentativo, da parte dei produttori, di posizionarsi su una fascia di prodotto e di clientela che permette di conseguire una maggiore redditività dall’attività vivaistica.

Share

Articoli Correlati

Leave a Reply