PESCA IN ACQUE DEMANIALI. FRIULI V. GIULIA SI DA’ NUOVA DISCIPLINA

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Nuovo regolamento in Friuli Venezia Giulia che i termini e le procedure relative alle concessioni demaniali marittime finalizzate alla pesca, all’acquacoltura ed alle attività ad esse connesse. E’ una di seguito alla legge regionale 31 del 16 dicembre 2005 ed in particolare l’ bis, che le disposizioni relative all’allevamento di bivalvi nella laguna di Marano e Grado e sancisce le regole a cui attenersi per ottenere e mantenere nel tempo le concessioni che, se non comportano di difficile rimozione, possono durare otto anni, che in caso contrario diventano . Il documento approvato, da detto l’ass. Claudio ,  fa riferimento a fonti normative di carattere primario, quali il Codice della Navigazione. Le domande debbono essere presentate alla Risorse rurali, agroalimentari e forestali – Servizio caccia, pesca e ambienti naturali – via n. 31, Udine, utilizzando il reperibile  sul sito www.mit.gov.it. Qualche adempimento in più è previsto se la domanda di concessione riguarda zone che rientrano all’interno delle ”Natura 2000” e di quelle naturali protette e a richiedere le concessioni possono essere operatori privati, enti pubblici e di ricerca pubblici e privati.

Per evitare la decadenza della concessione, il titolare deve dare comunicazione dell’inizio delle attività entro sei mesi dalla data del rilascio e, in caso di più domande d’utilizzo della stessa area demaniale o della stessa zona di mare territoriale, la comparazione delle istanze è effettuata, oltre che in base ai criteri indicati nel codice della navigazione, in considerazione di almeno sei degli otto criteri indicati nel regolamento. Tra questi, la natura delle imprese cooperative, dei consorzi o di raggruppamenti di imprese singole o associate; la presenza di un’unità produttiva nel territorio regionale e del possesso di mezzi tecnici necessari al razionale utilizzo del bene demaniale; la presentazione di un progetto, collegato alla richiesta di concessione, che preveda l’installazione o l’uso di strutture ed impianti che rispondano ad un più elevato livello igienico-sanitario per il trattamento, il confezionamento e la movimentazione del prodotto; la presentazione di un progetto che garantisca il più elevato e stabile livello occupazionale. A questi criteri se ne aggiungono altri, quali la presentazione di uno o più progetti che riguardino l’armonizzazione delle azioni dei soggetti pubblici e privati sulla fascia costiera e l’aggregazione fra operatori del settore pesca e acquacoltura; la promozione della riqualificazione ambientale, anche mediante piani di recupero collegati a progetti pilota con il sostegno della ricerca e della sperimentazione associate alla sostenibilità produttiva; la creazione di zone di tutela biologica finalizzate alla protezione, allo sviluppo, al ripopolamento e all’incremento della biodiversità delle risorse alieutiche; l’innovazione, la ricerca scientifica o la sperimentazione di metodi o pratiche ecosostenibili.

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