“Sano come un pesce”: è sempre stato detto da coloro che godono buona salute e, intelligentemente, l’Api ne ha fatto uno spot che è stato sviluppato con successo in occasione dell’abbinamento tra pesce e rugby, alla seconda edizione del Cortina Seven, dove sono stati proposti ad atleti e pubblico ragù di orata e branzino, nonchè spedini di trota, tutti prodotti di qualità. Ma i pesci, o di mare o quelli di allevamento, sono minati anch’essi da malattie, come vibriosi, foruncolosi, vibriosi A.F, pasteurellosi, flexibatteriosi, streptococcosi. Mettere sul mercato pesce morto per infezione ha due significative negatività: responsabilità penali per aver sfidato la salute pubblica e sicuro allontanamento del consumatore verso i pesci cresciuti nelle vasche di allevamento. Ecco l’evidente necessità per l’imprenditoria del settore di mantenere sani i pesci di allevamento. Immunizzare i pesci in allevamento è tappa d’obbligo per una serie di esigenze: controllare le patologie gravi o ricorrenti e, in alternativa, aggiunta ai metodi di eradicazione diretta, particolarmente onerosi e costantemente esposti a rischio di reinfezione (patologie virali); in alternativa alla chemioterapia (patologie batteriche); a causa della scarsa disponibilità di antibiotici, ancorché consentiti. Una indagine è stata fatta, per conto dell’Ass. piscicoltori italiani (Api), con sede a Verona, dai dottori Giuseppe Bovo e Amedeo Manfrin dell’Istituto Zooprofilattico Sperimentale delle Venezie di Legnaro (Padova) sui vaccini stabulogeni e quelli innovativi che sono costituiti dal prodotto finale di un microrganismo non pericoloso, di solito un batterio o un lievito, in cui è stata inserita una porzione del patrimonio genetico dell’agente patogeno per il pesce, in modo tale da fargli produrre in grosse quantità le “sostanze” ad attività immunogena” (glicoproteine, lipopolisaccaridi, e altro.). In definitiva, si deve ricordare, come è spiegato in una nota, che l’impiego della vaccinazione non può essere considerato come una panacea per ogni male, ma è uno degli elementi principali nell’ambito di una strategia di lotta integrata che prevede azioni sinergiche quali l’adozione di rigide norme igienico sanitarie, l’utilizzo della profilassi diretta e l’ impiego oculato della terapia antibiotica, come riportano l’Api e i ricercatori. Da segnalare, intanto, che sono entrate da settembre 2010 le nuove norme sull’immissione sul mercato e all’uso dei mangimi per animali destinati e non destinati alla produzione di alimenti nei paesi comunitari. Consultando il sito dell’Api (www.api-online.it) si possono meglio conoscere tali norme e regolamenti che, in un “certo senso definiscono la strategia dal campo alla tavola” (come i codici di buona pratica in materia di etichettatura, tracciabilità e controlli). Al di là delle vaccinazioni, i pesci di allevamento possono crescere anche con soluzioni innovative, con ossigeno puro nelle acque dove scorazzano. C’è al riguardo “Linde”, una società di Arluno (Milano) che è leader nell’applicazione di speciali tecnologie di ossigenazione.