L’appuntamento con le rogazioni è nella serata del 25 maggio in prevalenza nelle campagne vicentine, veronesi, padovane. Coldiretti Veneto ha segnalato un ritorno a questa tradizione ormai su gran parte del territorio evidenziando varie cerimonie, una su tutte a Grezzana. Per rogazioni si intendono preghiere di supplica e propiziatorie per ottenere dei buoni raccolti. Il termine prende origine dal verbo latino rogare, ovvero pregare ripetutamente. Il rito stava scomparendo ma le avversità atmosferiche sempre più imprevedibili han sollecitato gli agricoltori e i credenti a riscoprire questa usanza. “Oltre alle invocazioni servono dei rami di ontano che scorticati diventano legno bianco per fare delle croci (foto) da mettere all’inizio di ogni campo – ha spiegato Enzo Gambin, direttore dell’Associazione dei produttori di olio d’oliva animatore presso il Frantoio Redoro. In questa occasione chiederemo l’intercessione di due Sante – ha sottolineato Gambin – Santa Reparata di Cesarea e a Santa Caterina d’Alessandria, rispettivamente patrone degli olivicoltori e dei frantoiani. “Rispettiamo cosi gli insegnamenti della civiltà contadina per tenere lontano la siccità, la grandine e ogni altro disastro, ma anche come benedizione per le semine  – ha aggiunto Paola Ballardin, funzionaria di Coldiretti che sarà presente ad Anconetta nell’azienda agricola di Gaetano Pontarin –  un tempo l’evento durava tre giorni – ha detto –  con processioni da un capitello all’altro con la solennità dei paramenti,  il prete in testa, chierichetti, le candele. Venivano recitate le litanee dedicate:” Signore, liberaci dai fulmini e dalla tempesta”. E se le campagne erano secche, il vescovo invitava i sacerdoti ed i fedeli a un pellegrinaggio “ad petendam pluviam”, per invocare la pioggia.

 

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