Da Russiz superiore, Roberto e Marco Felluga sostengono la necessita’di ridurre le rese per ettaro sul Collio friulano perdurando la pandemia che – anche per il vino di nicchia ha causato (al di la’dei tanti decessi e prima ancora dei ricoveri e quarantene per chi ha contratto il virus) effetti sempre più complessi, sul mondo dell’horeca (acronimo che sta per ‘Hotellerie-Restaurant- Café’, ma sottintende anche il mondo del catering). “Uno sconcerto che ha colpito non solo il mercato del vino ma soprattutto la vita di tutti noi”: lo ha sottolineato Roberto Felluga, tra i viticoltori più conosciuti nel pianeta dei gourmet di diverse parti del mondo, figlio del patriarca della viticoltura del Collio, Marco Felluga, tra gli autorevoli paladini di quella nicchia di pregio che è, e si è saputa mantenere tale.Roberto Felluga ha lamentato che non vi sono ancora certezze su come evolverà la situazione, anche se on Friuli si profilano le prime riaperture delle attività. Incertezza, che ha riflessi pesanti sull’economia anche delle aziende agricole, tra le quali quelle vitivinicole del Collio, come Russiz Superiore. Perché, nel frattempo, il mondo rurale deve andare avanti. La campagna e i vigneti fanno il loro corso e seguono l’andamento che l’avvicendarsi delle stagioni ha sulla natura. I costi di gestione della vitivinicoltura non possono essere congelati nel periodo dell’emergenza. Tant’è che gli spostamenti per la lavorazione delle campagne sono stati consentiti fin dall’avvio del ’lockdown’. “Quello in atto – ha aggiunto Roberto Felluga – è una situazione non a lungo sostenibile economicamente, innanzitutto per i riflessi a livello globale, perché molte nostre aziende lavorano con l’estero, e al momento tutto il mondo dov’è conosciuto il vino italiano, e del Friuli V.G. in particolare, si è fermato. I vini del Collio raggiungono anche i mercati cinese e americano. Che per ora non ricevono i nostri prodotti. Nel mentre, i costi del lavoro nel vigneto continuano a esserci. Il mondo del Collio questa situazione l’ha vissuta in modo pesante, perché la collocazione di gran parte dei vini è l’horeca. Finalmente da lunedì 18 magggio nel Friuli Venezia Giulia e in altre Regioni come il Veneto, si potrà nuovamente lavorare. Ci sono altri canali di vendita, come l’on line, sui quali qualche azienda si è rafforzata, ma rappresentano una minima parte rispetto al lavoro abituale, perché si riferiscono a una percentuale molto bassa delle vendite rispetto alla situazione ante-emergenza. Al momento, si sta cercando di potenziare l’on line, ma finché il canale dell’horeca non riprenderà a pieno regime, la situazione rimarrà difficile: ci troveremo sempre a rincorrere situazioni in affanno”.
Al momento attuale aiuti di stato al settore “zero, i è parlato della Cassa integrazione, ma finora non c’è stato alcun riscontro concreto, per l’accesso al credito, stessa situazione: non ci sono ancora le linee guida e le banche non avviano nemmeno l’istruttoria delle pratiche. I contributi a fondo perduto sono stati annunciati, ma non sono mai arrivati. Non c’è al momento alcun aiuto salvo le iniziative della Regione FVG che stanno per essere varate. Restiamo comunque attanagliati da una burocrazia che non tutte le aziende riescono ad affrontare. Ci vorrebbero provvedimenti più mirati per queste situazioni emergenziali. Roberto Felluga non ha mancato di ricordare che il ristorante non darà più al cliente la Carta dei vini in formato cartaceo, così come saranno modificati altri dettagli per il consumo e la presenza nel ristorante, o in enoteca. Ma in generale, al consumatore finale, credo che piacerà sempre degustare i vini dei marchi storici, quelli che hanno consolidato la loro presenza con la qualità, sui mercati, e nei luoghi di degustazione. In una fase come questa, il consumatore vuole certezze che le troverà dalle etichette che già conosce. Vivremo una fase di transizione nella quale, magari, la fascia media si avvicinerà anche ad altri prodotti a prezzi più bassi, ma certamente rimarrà sulla qualità del Collio”. Ma Roberto Felluga, attento osservatore del mondo dei consumatori, ha fatto previsioni su quelle che saranno l tendenze e le prospettive dei mercati, anche alla luce del bagaglio di esperienze maturate sui mercati globali dal ‘vigneto’ Collio, nelle quali lui, e prima ancora suo padre Marco (oggi over 90) si sono cimentati con consapevolezza in prima persona, non poteva non lanciare una proposta che può sembrare provocatoria, vista la situazione contingente. “Ho proposto ai miei colleghi, visto l’esito che potrà avere la vendemmia 2020 sui mercati, anestetizzati dalla crisi derivata dalla pandemia, che si tradurrà in molte giacenze in cantina, che questa possa essere l’occasione per introdurre nel disciplinare del Collio la riduzione del 20/30 per cento delle rese di uva per ogni ettaro di superficie vitata”.
Un’ipotesi, condivisa anche Marco Felluga, che nel suo ritiro sul Collio, pur avendo vissuto gli anni della seconda guerra mondiale, ha osservato con attenzione al ‘lockdown’. E la proposta di ridurre le rese, lo ha entusiasmato. Come quando è nato il blend ‘Collio Bianco’, o come quando si è battuto in difesa del Tocai friulano.
L’orgoglio di saper essere italiani, e autori di marchi e prodotti che hanno sfidato e superato le eccellenze del mondo, anche per Roberto Felluga dovrebbe essere la ricetta che assicura un’accelerazione alla ripresa. Ma per Roberto, questa situazione difficile, è auspicabile ci faccia riflettere sugli effetti positivi che il ‘lockdown’ ha comunque avuto sull’ambiente. E ci spinga a guardare con maggior rispetto al mondo della natur:“Inducendoci verso stili di vita più sostenibili, a vantaggio di tutti”.(arch.Felluga/Arga).
C.M.

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