La Fondazione Musei Civici di Venezia (Muve) da settimane ormai aderisce alla campagna nazionale e diffusa #IoRestoaCasa, iniziativa di cautela per contarastare il coronavirus. Se non potete venire nei musei, sono i musei a venire da voi. In questa occasione si pone in risalto “Il Mondo Nuovo” e’una scatola che ha una finestra per guardarci dentro e una lanterna che retroillumina luoghi e episodi lontani, di cui si sono solo sentiti i racconti. Per guardare nel “Mondo Nuovo” si girano le spalle a quello che sta intorno e si entra nell’incanto della visione. Piace a tutti: è una settecentesca attrazione di piazza, si chiama anche pantoscopio. Un esemplare è conservato al Museo Correr di Venezia. Giandomenico Tiepolo nasce a Venezia nel 1727 dal suo celebre padre Giambattista e dalla madre Cecilia Guardi, sorella del pittore Francesco. Entra subito a bottega, adolescente già segue il padre nelle importanti commesse nei palazzi d’Europa, prima imitandone il tratto e poi sviluppando una personalità propria. Sono gli anni di Carlo Goldoni e Giacomo Casanova, Venezia è meta del Grand Tour e ancora cosmopolita, Giandomenico ha 30 anni quando lavora nella Villa Valmarana ai Nani a Vicenza,dove, mentre Giambattista si occupa della Palazzina, dipinge una foresteria con soggetti propri,realisti, compreso un affresco con una piccola folla di spettatori che si accalca attirata da un imbonitore verso un Mondo Nuovo.Giambattista Tiepolo è celebre e ricco, nel 1757 acquista una villa vicino a Mirano, a Zianigo, come dimora di campagna. I primi dipinti di Giandomenico in villa sono del 1759, una scena a piano terra della Gerusalemme Liberata, ma anche un soffitto con un falchetto che insegue uno stormo di passeri. Nel 1762 Giandomenico segue a Madrid il padre, chiamato dal re di Spagna Carlo III Borbone per dipingere nel Palazzo Reale, dove il 27 marzo 1770 Giambattista Tiepolo, nato a Venezia il 5 marzo 1696, a 74 anni muore. Il figlio torna a Venezia, e nella villa di Zianigo, dove riprende ad affrescare. E ridipinge il Mondo Nuovo. La data ultima sugli affreschi della villa di Zianigo è il 1797 ovvero l’anno della caduta della Repubblica, pochi anni dopo la Rivoluzione francese, pochi prima dell’arrivo di Napoleone in laguna, per Venezia è davvero l’arrivo di un mondo nuovo. Che Giandomenico Tiepolo sia il cantore della decadenza è scontato, lo è meno come lo fa. L’imbonitore con la stecca, una donna corpulenta con un copricapo, popolani, nobiluomini curiosi e nobildonne distaccate e sventaglianti, una maschera di pulcinella, un’indistina laguna sullo sfondo, i colori tenui. A parte un ragazzino in camicia bianca e due signori, che altri non sarebbero che padre e figlio Tiepolo, uno a braccia conserte con faccia divertita e l’altro un passo dietro ma proteso e osservante col monocolo, gli altri sono tutti di spalle. Gli sguardi della massa anonima ma rappresentativa sono tutti per il Mondo Nuovo, lontano, non ancora conosciuto, in cerca di notizie sul futuro. Venezia vive la fine di una storia millenaria. Giandomenico Tiepolo muore nel 1804, a 76 anni, per quasi quaranta ha decorato la villa di Zianigo lontano dagli occhi dei committenti, per i quali continuava a lavorare,costruendo la sua narrazione della fine di un mondo e della sua popolazione, con un’ironia inquietante, la beffarda decadenza dei pulcinella del Divertimento per li regazzi, la struggente aspettativa del Mondo Nuovo. Dopo la morte di Giandomenico la villa ebbe diversi proprietari, gli affreschi nel 1906 furono strappati per essere rivenduti in Francia e poi invece intercettati e acquistati dal Comune di Venezia e trasferiti nel 1935 nel Museo del Settecento Veneziano a Ca’ Rezzonico. Nel podcast del Museo Nazionale di Radio Rai un’ottima puntata è dedicata al Mondo Nuovo di Giandomenico Tiepolo, accuratamente raccontato da Valter Curzi, docente di Storia dell’Arte moderna alla Sapienza.Seguite nei social i vostri musei preferiti (la lista del Muve ne conta 12) interagite, mandate i vostri ricordi delle visite, delle sedi e delle opere che più vi hanno colpito, dite cosa vi aspettate e cosa volete che siano per voi i musei. C’è bisogno in questo momento (e’detto in una nota del Muve) più che mai dell’aiuto costruttivo di tutti e di mantenere la relazione tra la vita e la bellezza, tra i musei e i loro pubblico. info; press@fmcvenezia.it (ph arch.Muve).

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