In una nota la mestrina Vgate, società proponente un terminal plurimodale a Chioggia, ha comunicato che intende “continuare ad approfondire il confronto con il territorio sul progetto e allargarlo a modalità di dibattito costruttive e inclusive. Questo è anche il motivo per cui la società ha scelto di attivare la procedura di scoping, con il fine di raccogliere valutazioni e suggerimenti proficui in vista della successiva fase di studio del progetto che comprenderà anche un focus specifico sull’impatto ambientale e sul turismo, mettendosi inoltre a disposizione di tutti i soggetti interessati per un confronto e un ulteriore approfondimento delle tematiche collegate all’opera. Nelle ultime settimane la società si è attivata per incontrare tutti i soggetti coinvolti dalla fase di scoping, in modo da analizzare gli elementi critici che richiedono rassicurazioni, valutare modifiche progettuali per migliorarne la sostenibilità e dialogare con le istituzioni sulle opere accessorie. Questi incontri sottolineano la volontà di accogliere suggerimenti e riflessioni per migliorare il progetto sotto ogni profilo possibile, condividendo al contempo le esigenze che ne hanno portato alla nascita e le potenzialità per lo sviluppo di Chioggia e per tutto il territorio regionale”. “Il Veneto – aggiuge la nota di Vgate – necessita di un punto di accesso, indispensabile per permettere a tutto il sistema interportuale e logistico di collegarsi direttamente al traffico marittimo delle grandi navi porta container, che tra qualche anno non potranno accedere a Porto Marghera, e per evitare quindi i costi e l’impatto ambientale creati dallo spostamento delle merci nei porti del Nord Europa. Un’infrastruttura come il terminal Vgate potrebbe quindi garantire al territorio di Chioggia non solo opportunità ricollegabili all’occupazione diretta nel settore della logistica, in continuo ampliamento, ma anche generali vantaggi all’economia locale, che andrebbero a consolidare e aumentare le attività già esistenti, come il turismo, a fronte dell’operatività connessa al Terminal, continuativa durante tutto il corso dell’anno. Vgate è cosciente che l’aspetto economico non esaurisce l’analisi di un progetto così importante, ma che vanno studiati a fondo gli impatti su ogni settore per far sì che questa proposta cresca nel rispetto del territorio e grazie al territorio, che ne è un punto basilare di riferimento” (nella foto progetto portacontainer,fonte Cna). Come noto, il 9 gennaio scorso il presidente di VGate, Alessandro Santi, ha illustrato il progetto; egli ha spiegato che non si tratta di un porto off shore ma di un terminal esclusivamente per navi-contenitori collegato alla terraferma. La sua realizzazione dà risposte adeguate ad una crescente domanda di logistica da parte del Nordest, che è uno dei territori con maggior possibilità di sviluppo in Europa; inoltre, è stato ricordato che le barriere del Mose non consentono alle grandi navi che trasportano container di entrare in laguna e di conseguenza, secondo le indagini e studi fatti, risulta che la soluzione del terminal consentirà alla portualità veneziana di crescere, di manternere il tessuto sociale attivo e di continuare a vivere di commercio. Tuttavia i rappresentanti del mondo economico di Chioggia (alla riunione-dibattito hanno preso parte con il sindaco Alessandro Ferro, anche tre commissioni consiliari), come riferito dai media locali, hanno posto in evidenza la fragilità del territorio e che la vocazione maggiore per Chioggia-Sottomarina è il turismo per cui, in linea generale, è stato manifestato scettismo (o contrarietà) a quest’opera; una delle categorie, i portuali, ha invece condiviso la validità del progetto.

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