Arrivare alla pensione è uno di quei passaggi della vita che rischiano di modificare le proprie abitudini e con esse la gestione del quotidiano. Per alcuni infatti, uscire dalla routine del lavoro diventa fonte di libertà e serenità, mentre per altri questo traguardo è solamente l’inizio di un’esistenza più monotona e piatta. (Nella foto gruppo di pensionati in bocciofila). Per capire l’effetto del pensionamento sulle abilità cognitive tre ricercatori del DSEA (Dipartimento di Scienze Economiche e Aziendali “Marco Fanno”), Martina Celidoni, Chiara Dal Bianco e Guglielmo Weber, hanno pubblicato sul Journal of Health Economics uno studio che utilizza i dati della Survey of Health Ageing and Retirement in Europe (SHARE) ed informazioni sui diversi requisiti per la pensione pubblica. “Questa è un’indagine sull’invecchiamento che coinvolge diversi paesi europei – ha dichiarato Chiara Dal Bianco ai microfoni di RadioBue dell’ateneo di Padova -. Il progetto è iniziato nel 2004 con una prima rilevazione e copre vari aspetti della vita quotidiana di un individuo che ha più di 50 anni. Inizialmente erano 14 i paesi dell’Unione Europea a partecipare ed ora in Italia siamo alla settima rilevazione ed arriviamo a coprire 28 Paesi. Valutiamo salute fisica, test di memoria e prove fisiche per avere degli indicatori oggettivi sulla salute – ha continuato l’assegnista di ricerca – . Abbiamo anche indicazioni sulle relazioni interpersonali e sulla famiglia, è quindi un’indagine molto ricca. Per l’Italia l’Università di Padova e Ca’ Foscari di Venezia hanno un ruolo molto importante per portare avanti quest’indagine”.

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