A Ronchi dei Legionari (Gorizia) incontro tra il vicepremier e ministro dell’industria della Repubblica Srpska di Bosnia Erzegovina Petar Dokic, e gli imprenditori di Confindustria della Venezia Giulia. Dokić ha presentato le opportunità di collaborazione industriale e commerciale con il paese balcanico ed ha auspicato che l’Italia già settimo partner straniero per gli investimenti nella Repubblica Srpska di Bosnia ed Erzegovina, diventi presto uno dei primi tre, come già accade nella confinante Serbia. Il ministro Dokic ha ricordato che il suo Paese sta vivendo un periodo dinamico in molti settori, in particolare meccanico, infrastrutturale e legno, e in cui le aziende locali sono favorevoli alla collaborazione con le imprese italiane, considerate realtà funzionali a dare impulso all’innovazione del loro business. “Teniamo in modo particolare ai rapporti con le aree dei Balcani in cui i nostri imprenditori possono trovare occasione di crescita e sviluppo, sostenendo al contempo le buone relazioni con popoli e Paesi storicamente amici” ha sottolineato la presidente del Friuli Venezia Giulia, Debora Serracchiani, intervenendo all’incontro”. Nel contesto di un’economia sempre più globale e di fronte allo sviluppo che ha avuto e che avrà ulteriormente l’Europa Balcanica, la visita del vicepremier Dokic è stata valutata come un’opportunità preziosa per le aziende del nostro territorio di farsi conoscere e di allacciare nuove e proficue relazioni” ha dichiarato Diego Bravar, vice presidente vicario di Confindustria Venezia Giulia. La stabilità politica e istituzionale della Repubblica Srpska e la grande autonomia che consente al governo locale di offrire garanzie agli imprenditori sono alcuni dei punti di forza che, secondo il ministro, possono contribuire a incentivare la collaborazione con l’Italia e il Friuli Venezia Giulia, attirare ulteriori investimenti e insediamenti produttivi. Favorevole anche la posizione geografica e gli accordi politici della Srpska nei confronti dell’Unione Europea e di mercati importanti come Turchia e Russia verso cui non ci sono dazi doganali o commerciali. Nell’illustrare le opportunità di collaborazione, Dokic ha sottolineato che i capitali esteri sono tutelati con gli stessi diritti degli investitori nazionali, possono essere investiti in beni mobili sul territorio secondo leggi che non potranno subire modifiche peggiorative per l’investitore, sono esenti da tasse se utilizzati per investire nella realizzazione di nuovi siti produttivi e acquisto di macchinari. Inoltre le condizioni lavorative sono concorrenziali rispetto ad altri paesi europei e confinanti: imposta sui profitti al 10%, imposta sul valore aggiunto al 17%, presenza di manodopera specializzata e a basso costo, contributo statale di 1500 euro per ogni assunzione, oltre ad altre agevolazioni.

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