A marzo “compirà” un anno eppure è come se non fosse mai stata pronunciata. La sentenza 5078/2016 con cui la Corte di Cassazione ha dichiarato illegittima l’applicazione dell’Iva sulla Tassa di igiene ambientale (Tia), è rimasta a oggi lettera morta. Nessun rimborso è stato ancora accordato e sempre più veneziani si rivolgono all’Adico per chiedere lumi sulla vicenda che ha preso forma già nel 2009. Nasce dunque da queste considerazioni l’invito che l’associazione lancia a Veritas per risolvere il problema. “Chiediamo all’azienda di stornare le cifre dovute nelle fatture che invia agli utenti – dice il presidente, Carlo Garofolini -. Può farlo in varie tranche, stornando via via gli importi da rimborsare fino a che il debito nei confronti delle famiglie sia stato completamente onorato. Veritas potrà utilizzare la stessa strategia che adotta con i propri clienti morosi o in ritardo con i pagamenti, quando accorda la rateizzazione degli importi. Sappiamo bene che l’Iva non è stata incamerata da Veritas bensì dallo Stato, ma sappiamo anche che è stata l’azienda a richiedere il pagamento illegittimo dell’imposta nelle proprie bollette. Quindi – prosegue Garofolini – Veritas può intanto restituire agli utenti veneziani i soldi pagati ingiustamente e poi rivalersi sull’Agenzia delle Entrate e sulla Ministero dell’Economia e delle Finanze, Enti che non fanno certo sconti ai cittadini quando avanzano soldi da loro, anzi”. Le cifre da rimborsare, sapendo che i conteggi possono essere fatti a ritroso per dieci anni, non sono poi altissime e per i privati si aggirano fra i 70 e i 100 euro. Per Veritas, naturalmente, la restituzione degli interi importi a migliaia di utenti diventa un impegno gravoso ed è per questo che “proponiamo di stornare anche 5, 10 euro a bolletta, in modo da onorare il debito in più rate. Sarebbe un gesto apprezzabile in un periodo in cui i cittadini si sentono sempre più bistrattati”.


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