Siamo nell’Era digitale e tutto (benefici e conseguenze sanitarie) va esaminato con attenzione e consapevolezza per arrivare ad evitare i danni e trovare possibili soluzioni. Manfred Spitzer, neuroscienziato e direttore della clinica psichiatrica e centro per le neuroscienze e apprendimento dell’università di Ulm, è stato ospite dell’incontro organizzato dalla Fondazione Cassa di risparmio di Padova e Rovigo, nell’ambito della rassegna Segnavie – orientarsi nel mondo che cambia; al suo fianco, Daniele Chieffi, giornalista e responsabile social media manager e digital PR di Eni, che lo ha intervistato in merito alla nuova patologia riscontrata dal prof. Spitzer: la demenza digitale. E’ una nuova malattia che attacca il sistema nervoso centrale, ovvero il cervello. Al proposito ha relazionato Damiano Martin, nelle news dell’università di Padova. Spitzer ha dimostrato che, nonostante i pazienti fossero sani, in realtà l’encefalo rivelava vaste macchie nere, anche sull’80% della superficie. Queste macchie nere sono in realtà mancanza di sinapsi. Le stesse macchie nere che si possono trovare in un’anziana donna affetta da Alzheimer o in una bambina di tre anni a cui è stato asportato parte dell’emisfero sinistro. Solo che in questi due casi, dove la malattia è o era presente, i sintomi non esistono: dal lato anziano perché la signora ha lavorato come maestra finché non è morta, a 101 anni, tenendo in allenamento costante il suo cervello; dall’altro perché la bambina ha subito un’operazione complicata in tenera età, e il suo sistema nervoso si è adattato allo spazio presente, non impedendole di avere una vita normale e di imparare due lingue, olandese e turco, a otto anni. Da questi casi il prof. Spitzer ha dedotto la demenza digitale: chi usa quotidianamente, e per molte ore di seguito, qualsiasi device tecnologico, brucia sinapsi e condanna i propri neuroni. Chiunque di noi è più o meno a rischio. E a maggior ragione i bambini, nati dopo gli anni 2000, che si ritrovano tra le mani smartphone, tablet e computer. La tecnologia impedisce loro di avere un normale apprendimento delle loro facoltà fisiche (quante cose si possono fare scorrendo il dito sullo schermo) e mentali. Se già questo è deleterio per chi ha 20, 30 anni, si può solo immaginare quanto possa essere potenzialmente devastante per un bambino. Google è stato rivoluzionario perché qualsiasi uomo ha la conoscenza di tutto lo scibile umano a portata di clic. Ma Google non è un’enciclopedia, bensì un motore di ricerca. Ricerca di informazioni, non di sapere e intelletto. Da questo punto di vista i libri sono ancora il miglior strumento di apprendimento: cercare informazioni, capirle, ricordarle, ben consapevoli che ri-cercarle sul libro non è facile e comodo come cercare nel web, allenando la memoria. Anche Facebook ha rivoluzionato le nostre vite, a tal punto da portare gli utenti a crearsi una sorta di vita parallela, dove questi si precludono qualsiasi esperienza fisica e si privano di una qualità basilare come l’empatia. Questo può portare a trovarsi completamente impreparati di fronte ad altre persone, impacciati nel capirne emozioni e stati d’animo. Infine, un caso più specifico e marginale: Tinder, che con i suoi 15 milioni di appuntamenti al giorno ha portato a un aumento delle malattie veneree, almeno stando ad alcuni studi condotti negli Stati Uniti e in Inghilterra. Tutto ciò si può riassumere in due parole, ha relazionato Martin: anedonia, ovvero mancanza di appagamento in quello che viene comunemente sentito come piacere, come il cibo e il sesso, e globalizzazione, che omologa tutti secondo schemi precisi e lascia morire differenze, varietà e sfumature. Nel mondo, per esempio, muoiono più lingue parlate che specie animali, portandosi via un intero bacino culturale. Anche se il quadro generale sembra tutt’altro che roseo, Spitzer ha precisato che eliminare la tecnologia non è una risoluzione del problema; i suoi lati positivi permangono e sono innegabili. Chi lavora con telefoni, computer e altro non può abbandonarli all’improvviso. Quello che manca è l’educazione: ed è per questo che, come un bambino non può guidare un’auto, così non può sapere come utilizzare Internet. Prima deve formare un proprio background di conoscenze, e in ogni caso continuare a stimolare il proprio sistema nervoso, per non cadere nel tranello della demenza digitale. Demenza che si manifesta con ansia, depressione, insonnia e obesità, ovvero le malattie del Terzo millennio.

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