“Balkan Magazine” ha definito incredibile il caso Grecia: dopo settimane di litigi giunti quasi al punto dello scontro fisico, dopo ultimatum e accuse reciproche, la Ue ha concesso tempo ad Atene.  Eppure il presidente dell’Eurogruppo e ministro delle Finanze olandese, Jeroen Dijselbloem aveva affermato che “il governo greco è ammalato grave” e che “non ci c’è dubbio che la Grecia ormi è fuori dalla zona euro “.  Nonostante queste affermazioni, fatte durante la seduta della Commissione Finanze del Parlamento Europeo, una riunione telefonica dei ministri delle Finanze della zona (leggasi Eurogruppo) ha completamente cambiato le carte in tavola spingendo i ministri a valutare positivamente l’elenco delle misure di riforma che Atene aveva presentato loro il giorno precedente, ed erano a loro volta condizione per una proroga di quattro mesi dell’accordo sull’assistenza finanziaria alla Grecia. Ha trasmesso un resoconto –  citando “Balkan” – l’agenzia Italintermedia. Questa decisione, è detto nella nota,  deve ancora essere confermata dai singoli Paesi membri della zona euro, nella maggior parte dei casi le ratifiche sono giunte dai governi anche se in Germania a decidere invece è stato il Parlamento. Ma cos’ha determinato questo improvviso cambiamento nella retorica dell’Eurogruppo, sostituita di colpo da toni più concilianti? Ci sono state due ragioni Principali: una politica e di sicurezza e l’altra di mercato. La minaccia rivolta alla Grecia di essere espulsa dalla zona euro è dovuta cadere perché avrebbe destabilizzato i mercati finanziari e alimentato l sfiducia da parte di tutti coloro che sono legati all’euro.
Espellere la Grecia dalla zona euro avrebbe portato il Paese al disastro economico, costringendolo a chiedere aiuto alla Russia e ed altri Paesi che non sono membri della NATO e questo avrebbe rappresentato sicuramente un pericolo strategico e una delimitazione militare, specie dopo che con la vicenda Ucraina si è aperto un potenziale “Fronte sud” tra Russia e NATO: Gli argomenti principali del nuovo ministro degli Esteri greco, Nikos Kocias durante i colloqui con i partner occidentali sono stati proprio questi. Per le medesime ragioni, per la Grecia vi e la possibilità di accedere in futuro ad un Terzo programma di rimborso del debito che dovrebbe essere aggiornato annualmente, attuando nello stesso tempo alcune misure sociali. Ed a mettere a punto tutto questo non potrà essere una parte sola: i bilanci sono diventati restrittivi, ormai si deve risparmiare da un lato salvare da un altro, perfino il presidente Obama ha detto che “non ha senso aiutare un Paese sprofondato nella recessione imponendogli rigorose misure di austerità”. Come si è appreso dai media internazionali, il governo greco ha raggiunto l’accordo con tutta una serie di difficili compromessi , fra le altre cose ha dovuto promettere di non bloccare le privatizzazioni concordate o già in atto e questo potrebbe aver avuto un’influenza determinante nell’ ammorbidire la dura linea tedesca verso la Grecia. A rischiare di più da un blocco delle privatizzazioni erano proprio gruppi statali e privati tedeschi ed un’inversione ad “u” del governo Tsipras avrebbe messo nei guai non soltanto gli acquirenti cinesi del porto del Pireo ma più di di 140 piccoli e grandi gruppi germanici che gestiscono i principali aeroporti ellenici. Il governo di Atene entro l’anno dovrebbe elaborare un nuovo piano per rimborsare i debiti contratti, pare intenda proporre di estendere il rimborso a 50 anni invece che a 30 riducendo i tassi di interesse. La Grecia un totale di 370 miliardi di euro, che equivalgono al 170 per cento del prodotto interno Lordo e due terzi di questa somma andrebbe rincipalmente a Paesi dell’Unione Europea ed un terzo alle banche private. Molti Paesi poi, come la Germania, hanno acquistato parte dei debiti delle banche. Lo strumento politico per il mantenimento del sistema funziona così : si minacciano i cittadini che vorrebbero essere solidali con la politica di sinistra di “Sityza” altrimenti dovranno pagare il debito greco di tasca loro.

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