Il 2 febbraio, precisamente 40 giorni dopo il Natale, si celebra la festa liturgica della Presentazione al Tempio di Gesù, raccontata dal vangelo di Luca, e popolarmente detta “candelora” perché in questo giorno si benedicono le candele, simbolo di Cristo luce del mondo come viene chiamato il Bambino Gesù dal vecchio profeta Simeone. Questa festa chiude le celebrazioni natalizie e con la profezia di Simeone alla Vergine  apre il cammino verso la Pasqua. Le candele benedette vengono conservate nelle case e accese in occasione particolari. Le candele consacrate avevano anche la proprietà di allontanare il maltempo e soprattutto la minaccia della grandine, che era un fenomeno davvero devastante se si pensa che un tempo non esistevano le odierne coperture a proteggere le piantagioni. Nella campagna veneta era in uso pure far suonare le campane o sparare con cannoni sulle nuvole per scongiurare l’arrivo di temporali. Nel giorno della “seriòla” si facevano le previsioni circa il tempo nel periodo immediatamente successivo: “Se c’è il sol a la Candelora, de l’inverno semo fora” dice il vecchio detto, che poi aggiunge “Ma se piove o tira vento de l’inverno semo dentro”. A Trieste poi si dice: “Ma se è sol e c’è la bora, de l’inverno semo fora; se la vien con piova e vento de l’inverno semo drento” e la filastrocca continua col bello ed il cattivo tempo. Il giorno della Candelora è legato anche ad un’altra tradizione piuttosto antica, quella dei giorni della merla, considerati tra i più freddi dell’anno. La Candelora, infatti, coinciderebbe con l’ultimo dei giorni della merla (in genere tra fine gennaio e inizio febbraio) e segnerebbe dunque la fine del grande freddo. Il 3 febbraio si festeggia San Biagio, ricorrenza che cade subito dopo la Candelora, quasi a cercare una protezione divina ulteriore. Si tratta di un Santo conosciuto e venerato tanto in Occidente quanto in Oriente. Vissuto nel IV secolo, era un medico di origine armena. È ritenuto dalla tradizione vescovo della città di Sebaste in Armenia, dove operò numerosi miracoli. Le reliquie di San Biagio, morto martire intorno all’anno 316, sono custodite nella Basilica di Maratea (Potenza), città di cui è protettore. Il suo nome è frequente nella toponomastica italiana e di molte nazioni, a conferma della diffusione del culto. Venerato in moltissime città e località italiane, sono diffusi ancor oggi i riti in onore di questo Santo, protettore della gola, sulla cui origine ci sono differenti versioni. La più nota è quella che sostiene che il Santo si trovò a guarire un giovane che stava morendo perché una spina di pesce gli occludeva la gola. A quell’atto risale il rito della “benedizione della gola”. È anche protettore degli animali, dei cardatori di lana e delle attività agricole e patrono degli specialisti otorinolaringoiatri. La ricorrenza viene infatti festeggiata con l’uso di recarsi in chiesa a baciare le candele consacrate il giorno prima e incrociarle sulla gola per proteggerle da tonsilliti, laringiti e affezioni varie; a volte le candele usate per la benedizione della gola sono benedette il giorno stesso con un formulario apposito. Numerose sono anche le feste che vengono organizzate per l’occasione. Nel Veneto, a San Biagio di Callalta, in provincia di Treviso, si tiene la sagra in onore del patrono, con benedizione del pane, delle arance e della gola. Al Lago di Revine si svolge la secolare festa di San Biasi, una antica tradizione che raccoglie ogni anno adulti e bambini. A Grumolo Pedemonte, in provincia di Vicenza, si tiene la tradizionale “Festa di San Biagio”: molti fedeli si ritrovano nell’antica chiesetta, risalente all’anno Mille, spinti dalla devozione per il Santo e per far benedire la frutta da mangiare poi contro i malanni di gola. Anche il comune di San Martino di Lupari, nel padovano, patrocina la “Sagra di San Biagio”, manifestazione nata alla fine dell’Ottocento incentrata sulla degustazione della tradizionale “Torta di San Biagio”, realizzata con pasta brisé, mandorle, zucchero, uova e cioccolato. A Teolo, in località San Biagio, si festeggia il Santo con la “Festa della famiglia” e a Cesiomaggiore, nel bellunese, con la somministrazione di alimenti e bevande tipici del luogo e della stagione invernale. A Bovolone, in provincia di Verona, si organizza quest’anno la 740° edizione della Fiera Agricola di San Biagio, la più importante rassegna regionale di macchine e attrezzature per l’agricoltura, nata nel 1278 in onore del Santo patrono del paese. Festa di San Biagio anche a Montorso Vicentino, con un programma denso di eventi accompagnati dalla settimana delle composte e del torello allo spiedo: il 3 febbraio Santa Messa cantata dal Coro Polifonico San Biagio e benedizione della gola ad ogni singolo fedele: il celebrante pone sotto la gola due candele incrociate e pronuncia la supplica: “Per i meriti e l’intercessione di S. Biagio vescovo ti liberi il Signore dai mali dell’anima e della gola.” Dopo il breve rito si baciano le candele. (ODM)

 

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