Al londinese John Berger (scrittore, sceneggiatore, critico d’arte, pittore) sono dedicati i tre giorni del Convegno “John Berger. Looking at Cinema”, organizzato scientificamente da Denis Brotto, Fiona Dalziel e Maria Nadotti, che si terrà in Aula Cal1 di Palazzo Maldura in Piazzetta Gianfranco Folena a Padova, previsto dalle ore 9.30 di venerdì 18 maggio e preceduto da due giornate di proiezioni di film il 16 e 17 di maggio nella stessa sede. Le giornate di proiezione prevedono “La salamandra” (1972) e “Jonas che avrà 20 anni nel 2000” (1975), scritti da Berger e diretti da Alain Tanner, ma anche il film per la BBC “Ways of seeing” (1972), autentico caso per la televisione inglese, e “Play me something” (1989), entrambi con Berger come protagonista. Un’occasione unica per vedere lavori raramente proiettati in Italia, o del tutto inediti come nel caso di “A telling eye”, documentario su Berger realizzato da Mike Dibb per la BBC nel 1994. «Ciò che ha reso imprescindibile l’opera di Berger è stato il suo continuo lavoro sullo sguardo e l’immaginazione, sviluppato attraverso le diverse forme artistiche, dal cinema alla pittura, dalla fotografia alla poesia, dal romanzo alla forma saggistica – ha detto Denis Brotto – Il suo interesse per l’arte si è costantemente intrecciato con l’impegno politico. Le sue riflessioni, i suoi scritti, le sue immagini hanno contribuito a ridefinire le regole del guardare e del raccontare”. Ma perché Berger è così importante? Lo stesso Berger si definiva in prima battuta uno storyteller. E forse bisogna partire da qui, dalla capacità di raccontare storie, e usare la traduzione italiana del termine inglese. Lo stesso Berger dice di se stesso “sono un narratore, uno storyteller nel senso tradizionale. Colui che se ne va in giro per il mondo e la sera offre una storia in cambio di un letto e di un piatto di zuppa. Sono come Esopo, un traghettatore di storie”. Berger (foto) è ricordato, tra le altre innumerevoli attività culturali, per il libro “Ways of seeing” (1972) , da cui prende vita anche un progetto della rete BBC che ha trasformato il testo in una serie televisiva che si sviluppa su un concetto semplice quanto rivoluzionario: la relazione tra ciò che si vede e ciò che si sa non è mai risolta. Berger lo esplicita così: “ogni sera vediamo il tramonto. Sappiamo che la terra si stato allontanando da esso. Eppure la conoscenza, la spiegazione, non si adatta mai alla vista. Il modo in cui vediamo le cose è influenzato da ciò che sappiamo e da ciò in cui crediamo”. E poi c’è Berger scrittore, sceneggiatore, critico d’arte e pittore con infinite pieghe di pensiero e suggestioni intellettuali. È vero, non è facile parlare di John Berger. Egli è nato a Londra nel 1926 e autore di importanti opere letterarie come “G.”, “Questione di sguardi” e “Il taccuino di Bento”, decise di abbandonare l’Inghilterra negli anni Settanta, nel pieno della sua attività, e di spostarsi in uno sperduto paesino dell’Alta Savoia francese per vivere in sintonia con i propri ideali. Qui è rimasto sino al 2017, anno della sua morte. L’ingresso è gratuito fino a esaurimento posti. Per info: convegni.disll@unipd.it
(m.m.)

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