Verso nuovi materiali dagli scarti ittici. Cos’hanno in comune il branzino in frigo e la pellicola trasparente che lo avvolge? In un prossimo futuro, potrebbero essere fatti della stessa ‘pasta’. Sta facendo progressi, informa Enrico Costa nel magazinenews di ca’Foscari, la ricerca scientifica dedicata alla trasformazione degli scarti del pesce in prodotti ad alto valore aggiunto. A Ca’ Foscari, in particolare, è stato sviluppato un processo per produrre proprio una pellicola trasparente a partire da squame e pelle di pescato locale, come branzini e cefali. “Oggi, il 40% della massa del pesce è un rifiuto speciale difficile da smaltire. Molto spesso ci si limita al semplice trattamento di questo scarto per ricavarne farine – ha spiegato Maurizio Selva, professore di Chimica organica al Dipartimento di Scienze Molecolari e Nanosistemi (nella foto) – Tuttavia, produrre fertilizzanti o mangimi significa sprecare una ricchezza di molecole molto interessanti per materiali innovativi e non solo. Grazie al protocollo appena messo a punto, non solo si ricavono pellicole di collagene completamente naturali e biodegradabili, ma si puo’ modularne sia le proprietà ottiche sia quelle meccaniche”. La sperimentazione si è spinta oltre. Dalla stessa materia prima, squame e pelle di branzino, gli scienziati cafoscarini hanno ottenuto anche nanoparticelle di carbonio, note come carbon dots, potenziate dal naturale alto contenuto di azoto. La scoperta è stata pubblicata sulla rivista scientifica Nanomaterials.Queste nanoparticelle di carbonio impiegate come additivi rendono i film di collagene luminescenti quando colpiti da raggi ultravioletti e ne modificano la resistenza a trazione e rottura. Sfruttare queste proprietà in prodotti innovativi da introdurre nel mercato è il mestiere dell’industria dei materiali. Una possibile applicazione è una pellicola trasparente, robusta, e luminescente, che protegga il cibo dai raggi UV.(info e ph unive).

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