La sanità italiana ha accumulato un debito commerciale con i propri fornitori di 22,9 miliardi di euro. “Sebbene negli ultimi anni lo stock sia in calo – ha dichiarato il coordinatore dell’Ufficio studi della CGIA Paolo Zabeo – l’ammontare complessivo del debito commerciale del nostro servizio sanitario non è ancora stato ricondotto entro limiti fisiologici. Purtroppo, soprattutto nel Mezzogiorno, le nostre Asl continuano ad essere in affanno con i pagamenti, mettendo così in seria difficoltà moltissime Pmi”. Quali sono le cause che hanno determinato l’accumulazione di un debito così rilevante ? “Se è noto che le Asl pagano da sempre con molto ritardo – ha sottolineato Zabeo – è altrettanto vero che in molti casi le forniture continuano ad essere acquistate con forti differenze di prezzo tra le varie regioni. Se, come ha avuto modo di denunciare la Fondazione Gimbe, nella sanità italiana si annidano circa 22,5 miliardi di euro di sprechi, è verosimile ritenere che una parte dei ritardi nei pagamenti sia in qualche modo riconducibile alle distorsioni sopra descritte. In altre parole, non è da escludere che in alcune regioni, in particolar modo del Sud, avvengano degli accordi informali tra le parti per cui le Asl o le case di cura impongono ai propri fornitori pagamenti con ritardi pesantissimi, ma a prezzi superiori rispetto a quelli, ad esempio, praticati nel settore privato”.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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