Il sistema Mose (dighe mobili) sarà concluso nel 2018, anche e non c’è ancora totale certezza. I commissari del Consorzio Venezia Nuova, dopo lo scandalo di mazzette, mettono avanti la trasparenza per ripartire a un anno dagli arresti che hanno sconvolto il panorama politico e industriale veneto e non solo. “Siamo convinti – ha detto  Giuseppe Fiengo, il commissario che si è aggiunto a Luigi Magistro e Francesco Ossola – che i punti fermi per contrastare la corruzione siano due aspetti da evitare: il guadagno eccessivo, che un’impresa può stornare indietro a chi gli ha dato l’appalto, e l’opacità delle operazioni”. La data finale del Mose doveva essere entro il 2016, poi nel 2017, e si è arrivati al 2018.  “La tesi dell’atto integrativo – secondo Fiengo – parla di giugno 2018, mentre i tecnici pensano che si possa arrivare fino a ottobre-dicembre dello stesso anno: il discorso è aperto”. Il punto cruciale sarebbe la sovrapposizione della manutenzione con il completamento dell’opera, problema sollevato dal commissario Ossola, incaricato di seguire i profili più tecnici. E’ noto che alcune paratoie sono già state posizionate e ultimate da tempo, quindi è indispensabile tenerle sotto controllo, prima che il cantiere sia concluso. Per fare questo occorre un Piano di lavoro in grado di coordinare le varie operazioni. Sui fondi ancora necessari di questa parte finale Fiengo ha segnalato che c’é un nuovo interesse da parte della Bei; nei giorni scorsi, con una lettera datata 26 giugno, ha ripreso i rapporti con il Cvn, iniziando a chiedere nuove documentazioni. Fiengo infine: i soldi per finire le opere ci sono tutti. Quelli che mancano sono quelli per gli interventi di compensazione, riguardo ai quali stiamo facendo un lavoro congiunto con i Ministeri dell’Ambiente e della Cultura.

 

 

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