E’ stato illustrato il restauro e le sue procedure e i tempi (conclusione lavori 2017), trattandosi di interventi su pietra e marmi, della staua di S.Teodoro (Tòdaro), situata a suo tempo su un colonnato in piazzetta San Marco, monumento minato dal tempo e dagli eventi atmosferici. I lavori più impegnativi sono alle parti corrose. Queste le proposte da realizzare: Asportazione di depositi superficiali incoerenti mediante l’uso di pennelli in setola morbida e aspiratore. Rimozione meccanica del guano di volatili (colombi) mediante spazzole di setola semi morbide e scopini. Riduzione dello spessore dei depositi di biodeterioramento eseguita meccanicamente mediante bisturi a lama fissa. Preconsolidamento cautelativo di parti in via di distacco. Blando lavaggio con acqua deionizzata coadiuvato da spazzole di saggina morbide. Rimozione meccanica di stuccature non idonee per composizione o stato di conservazione. Trattamento di disinfezione di organismi biodeteriogeni autotrofi (muschi, licheni, patine algali). Pulitura delle superfici lapidee interessate dalla presenza di depositi coerenti. Estrazione dei sali solubili (cloruri, solfati, nitrati) e di sottoprodotti di pulitura mediante applicazioni ripetute di compresse di polpa di cellulosa imbevute di acqua demonizzata. Rimozione di scritte mediante applicazione a tampone di solvente individuato in seguito a test preliminari. Giunzione di porzioni distaccate tramite applicazione di resina epossidica bicomponente. Integrazione di fessurazioni e di ogni fessurazione e microfessurazione con stuccature e microstuccature allo scopo di ricostituire una superficie continua che impedisca l’infiltrazione di acque meteoriche e di inquinanti atmosferici all’interno della pietra preservandola da un veloce degrado. A Palazzo Ducale, nella Chiesetta del Doge, conferenza stampa di presentazione dell’avvio del restauro dell’originale della statua del Todaro, oggi esposta nel porticato della piazzetta dei Senatori. Tra i presenti l’assessore comunale al turismo, Paola Mar, Mariacristina Gribaudi e Gabriella Belli, rispettivamente presidente e direttore di Muve, l’amministratore delegato di Rigoni di Asiago, Andrea Rigoni, l’amministratore delegato di Lares restauri, Mario Massimo Cherido, e il presidente di Fondaco, Enrico Bressan. Da ricordare che la Rigoni di Asiago è già intervenuta in una serie di recuperi conservativi, ad es. a Milano; la soc. Lares di Marghera è salita alla cronache da quando, su incarico del patron di Diesel, sta completando i restauri del Ponte di Rialto. Prende il via, grazie alla collaborazione tra Comune di Venezia, Fondazione Musei Civici di Venezia, Fondaco e alla sensibilità della ditta Rigoni di Asiago che finanzia l’intervento, il delicato restauro della statua originale del Todaro, primo protettore della città. Tra i simboli più rappresentativi dell’area marciana e di tutta Venezia, la statua di San Teodoro – Tòdaro in dialetto – santo bizantino e guerriero raffigurato nell’atto di uccidere un drago, sormonta la colonna occidentale di Piazzetta San Marco da quasi settecento anni, anche se quello attualmente visibile è un calco posizionato nel 1948. “Legame – ha dichiarato l’assessore Mar – è la parola chiave che fa da filo conduttore a questa iniziativa. Legame come sinergia tra istituzioni pubbliche e soggetti privati, uniti dall’amore per Venezia e dalla volontà di preservare e valorizzare lo straordinario patrimonio culturale e artistico della nostra città. La statua stessa del Todaro, nata dall’assemblaggio di parti diverse per provenienze, materiali ed epoche, è l’emblema dei legami che Venezia ha saputo intessere nel tempo e nello spazio e della sua capacità di intrecciare relazioni commerciali, diplomatiche e culturali. Il manufatto – ha spiegato Cherido – è composto da parti differenti: la testa, probabilmente d’epoca costantiniana, è in marmo bianco proveniente dalla Turchia occidentale; il torso apparteneva a una statua loricata di epoca adrianea; lo scudo è in pietra d’Istria; gambe, braccia e drago sono in marmo proconnesio, proveniente dal Mar di Marmara, tra il Mar Egeo e il Mar Nero; altre parti sono in marmo pentelico lo stesso scavato vicino ad Atene e usato anche per il Partenone, le armi in metallo sono d’epoca medievale. Ricordando la recente conclusione dell’intervento di restauro del Leone alato a Palazzo Ducale, sempre grazie alla collaborazione con Fondaco e all’intervento dei privati, Maria Cristina Gribaudi ha ringraziato l’azienda di Asiago per l’impegno a favore della città: “La cultura – ha sottolineato – non può fare a meno della fabbrica, né la fabbrica della cultura”.

Lascia un commento