La ricetta di Cottarelli per l’Italia è stata già illustrata a Padova lo scorso anno, come ha ricordato in un testo Daniele Mont D’Arpizio sul giornale web BoLive dell’ateneo. “Se riduciamo il debito, anche gradualmente e senza lacrime e sangue, diminuiamo i rischi derivanti dalla speculazione internazionale e nel lungo periodo stimoliamo la crescita, altrimenti non basterà l’ottimismo e alla prossima crisi sistemica “rischiamo di schiantarci su un iceberg”. È questa la posizione di Carlo Cottarelli, che ha ricevuto dal presidente della Repubblica l’incarico di formare il nuovo governo, espressa il 13 marzo 2017 durante la presentazione del suo libro Il macigno. Perché il debito pubblico ci schiaccia e come si fa a liberarsene (Feltrinelli) presso il dipartimento di Scienze economiche e aziendali “Marco Fanno” (DSEA). Un incontro in cui il nuovo presidente del Consiglio dei ministri incaricato, attualmente direttore dell’Osservatorio sui Conti pubblici italiani della Cattolica di Milano, si è anche soffermato sulle origini del debito pubblico italiano e sulle varie proposte per ridurlo o neutralizzarlo: default, ritorno alla lira, privatizzazione del debito o la sua mutualizzazione mettendolo in comune con gli altri stati europei.Tutte proposte ritenute insoddisfacenti da Cottarelli, in primo luogo per gli effetti che avrebbero sulla nostra economia e, in ultima istanza sulla popolazione italiana. La soluzione, secondo l’economista, non può essere nemmeno solamente nelle privatizzazioni di beni e servizi da parte dello Stato. Allora che fare? “La strategia che io propongo, di congelare la spesa, non richiede lacrime, sudore e sangue se ci muoviamo per tempo. La via d’uscita può derivare solo dalla combinazione di riforme strutturali per aumentare la crescita con un moderato live”. Secondo Cottarelli la via d’uscita può derivare solo dalla combinazione di riforme strutturali per aumentare la crescita con un moderato livello di austerità fiscale, che tramite il pareggio di bilancio consenta di indirizzare alla riduzione del debito le maggiori entrate fiscali derivanti dalla ripresa. Una ricetta rigorosa ma senza “lacrime, sudore e sangue”, che consentirebbe in 15 anni di abbattere il debito di quasi 60 punti percentuali. (Foto: Reuters/Tony Gentile)

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