Luigi Boille, protagonista tra i maggiori dell’Informale europeo, divenuto romano d’adozione, era di Pordenone: è la sua città d’origine a dedicargli la prima grande retrospettiva a pochi mesi dalla sua scomparsa, con oltre 140 opere – quasi tutte concesse in prestito dall’Archivio Luigi Boille di Roma. L’evento dal 16 aprile al 2 ottobre alla Galleria d’arte moderna e contemporanea Armando Pizzinato (PArCo) di Pordenone, per iniziativa dell’assessorato alla cultura del comune de Friuli occidentale. La mostra è curata da Silvia Pegoraro. Boille è “l’artista che piegò l’Informale a una scrittura calligrafica e che mai si discostò dalla pittura purissima”, annotò Arianna Di Genova in un articolo pubblicato all’indomani della sua scomparsa. Giulio Carlo Argan si reco’ nel suo studio parigino, per ricondurlo in Italia, attraverso una serie di rassegne sempre più fitte. Allontanatosi da Pordenone, dove era nato nel 1926, Boille si diploma all’Accademia di Belle Arti di Roma, dove si laurea anche in Architettura. Salvo uscirne a scoprire l’Europa. Dopo un soggiorno in Olanda, nel 1951 sceglie Parigi dove resterà per 16 anni. Informale per scelta e per istinto, vicino alle esperienze francesi di quegli anni, Boille si avvicina al gruppo della Jeune Ecole Paris, con cui espone in numerose collettive in Francia e in Italia. È di questi anni la sua partecipazione a importanti mostre come l’International Festival Osaka-Tokyo con il gruppo Gutai, a cura di Michel Tapié, La Jeune Ecole de Paris II, a cura di Pierre Restany, e Nuove tendenze dell’arte italiana, a cura di Lionello Venturi, partita dalla Rome-New York Art Foundation di Roma nel 1958 e poi approdata in altre sedi prestigiose. È Michel Tapié che lo accompagna nelle sue ricerche sull’Art autre, apprezza di Boille il dinamismo e l’irrazionalismo permeati da un rigore formale. In una norta di presentaziobnedella mostra della città del Noncello è ricordato tra l’altro che nel 1964 Luigi Boille è invitato da Lawrence Alloway a rappresentare l’Italia, insieme a Capogrossi, Castellani e Fontana, al Guggenheim International Award di New York. Il 1964 è anche l’anno della visita di Giulio Carlo Argan nel suo studio parigino, che portò al rientro dell’artista a Roma e al formarsi di un sodalizio che condusse Boille alla Quadriennale e nel, 1966, alla Biennale di Venezia. Le innumerevoli mostre personali e collettive a cui ha partecipato in tutta Europa e nel mondo tracciano un profilo di Boille che è quello di uno dei maestri storici della pittura astratto-informale europea, la cui ricerca è sempre originale e stimolante, ma anche fedele a una cifra stilistica ben precisa ed inconfondibile. Come emerge anche dalle parole del critico francese Pierre Restany, che per molti decenni ha seguito il lavoro del pittore italiano. Questa grande mostra retrospettiva di Pordenone si propone come un percorso significativo attraverso l’arte di Luigi Boille: 65 anni di ricerca – dal 1950 al 2015, anno della scomparsa dell’artista – testimoniati da oltre 140 opere (olii e tecniche miste su tela, tempere, grafiche). Tra di esse, molti i lavori inediti o esposti solo in mostre internazionali in anni lontani, e da allora non più visibili, come la grande tela Empreinte structure, realizzata per l’ormai mitico International Festival Osaka/Tokyo del 1958, a cura di Michel Tapié e Jiro Yoshihara. L’esposizione è promossa e organizzata dall’Assessorato alla Cultura del Comune di Pordenone in collaborazione con l’Archivio Luigi Boille di Roma, con il patrocinio del Ministero dei Beni e delle Attività Culturali e del Turismo, della Regione Autonoma Friuli Venezia Giulia e con il sostegno della Provincia di Pordenone. Info:pressEsseci, Pd. mail gestione@studioesseci.net, oppure eventi@comune.pordenone.it

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