La mostra “Marino Marini. Passioni visive”, a cura di Flavio Fergonzi e Barbara Cinelli, con la collaborazione di Chiara Fabi, allestita negli spazi espositivi della Collezione Peggy Guggenheim dal 27 gennaio al primo maggio. La direttrice Karole Vail ha salutato giornalisti e critici, introducendo al pubblico l’esposizione, ringraziando i curatori e la Fondazione Marino Marini, che ha reso possibile la mostra, e Lavazza, main sponsor dell’esposizione e Global Partner della Fondazione Solomon R. Guggenheim. La Vail ha poi ricordato quando Peggy Guggenheim espose L’angelo della città (1948) dell’artista pistoiese, oggi opera-simbolo della Collezione Peggy Guggenheim, nella Mostra di scultura contemporanea, curata e organizzata dalla stessa Peggy nel giardino di Palazzo Venier dei Leoni. Ad affiancare la direttrice Paolo Pedrazzini, presidente della Fondazione Marini, che non ha trattenuto l’entusiasmo per questo “ritorno” di Marino a Venezia.  Tra i suoi ricordi c’è proprio quello del nonno Marino, insieme alla moglie Marina, in laguna. “Grazie a lui” ha detto Pedrazzini “noi nipoti abbiamo imparato l’arte con il cuore”. La parola è poi passata ai due curatori che magistralmente hanno costruito una mostra impeccabile. “Si tratta di una mostra di pensiero, ragionamento e studio” ha esordito Flavio Fergonzi, Ordinario di Storia dell’Arte contemporanea alla Scuola Normale Superiore di Pisa “che ci ha permesso di riportare uno scultore di qualità altissima, quale Marino, nella storia dell’arte del ‘900”. Insieme a Barbara Cinelli, abbiamo cercato e studiato le sue “passioni visive”, l’arte con cui a lungo Marino si è confrontato, e abbiamo così cercato di ricostruire, con questa mostra, la giusta triangolazione tra lo sguardo del visitatore, le opere di Marino e quelle degli artisti con cui si è confrontato”. Barbara Cinelli, Professore Associato all’Università di Roma Tre, ha poi parlato di “seduzione visiva” in merito a ciò che emerge dal percorso espositivo “si tratta di spazi e luci molto diversi rispetto agli ambienti di Palazzo Fabroni, a Pistoia, dove la mostra è stata precedentemente ospita. Con questa esposizione abbiamo cercato di raccontare quella storia italiana, che Marino ha attraversato, cogliendone gli innumerevoli riferimenti da tessere insieme”.  L’intimità degli ambienti espositivi della Collezione Peggy Guggenheim consente senz’altro una inedita lettura, concentrata e ravvicinata, di più di cinquanta sculture di Marino Marini e di venti opere, dall’antichità al ‘900, con cui la scultura di Marino si è confrontata. In questo modo viene privilegiato un dialogo serrato tra le sue sculture e quelle della tradizione plastica cui l’artista ha fatto riferimento. Sono i grandi modelli della scultura del ‘900 con cui Marino entrò in dialogo, e, soprattutto, alcuni importanti esempi di scultura dei secoli passati, un’arte mai esposta prima nelle sale di Palazzo Venier dei Leoni: dall’antichità egizia a quella greco-arcaica ed etrusca, dalla scultura medievale a quella del Rinascimento e dell’Ottocento. Un simile dialogo offre un nuovo punto di vista, inaspettato e criticamente innovativo, intorno ai temi affrontati dallo scultore, travalicando le gabbie della cronologia, degli stili e delle periodizzazioni. In un percorso della produzione di Marino Marini esteso dagli anni ‘20 agli anni ’50, ogni sala mette in scena alcuni episodi di questo dialogo. La mostra è realizzata grazie al sostegno di Lavazza in qualità di Global Partner della Fondazione Solomon R. Guggenheim. Tale collaborazione, nata quattro anni fa, evidenzia come l’avanguardia sia un valore innato e fonte d’ispirazione per Lavazza fin dalla sua fondazione a Torino nel 1895.  Il programma espositivo della Collezione Peggy Guggenheim è sostenuto dagli Institutional Patrons – EFG, Lavazza e Regione Veneto, da Guggenheim Intrapresæ e dal Comitato Consultivo del museo. I progetti educativi correlati all’esposizione sono realizzati grazie alla Fondazione Araldi Guinetti, Vaduz. Tutti i giorni alle 15.30 vengono offerte visite guidate gratuite alla mostra, previo acquisto del biglietto d’ingresso al museo. Per info: press@guggenheim-venice.it

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