Fino al 13 marzo a San Pietroburgo la mostra su Mariano Fortuny, pittore, stilista, scenografo, fotografo, designer, decoratore e collezionista spagnolo, ma naturalizzato italiano. Nell’esposizione si sono opere provenienti da collezioni museali insieme a oggetti di raccolte private di collezionisti veneziani e russi. Oltre ai tessuti e agli abiti creati dal “Mago di Venezia”, sono da ammirare disegni e progetti e alcune delle sue opere teatrali, nonche’ una parte della sua collezione personale custodita nel museo Fortuny, nel palazzo a San Beneto, in San Marco. L’esposizione e’ stata arricchita con diversi oggetti preziosi dalle collezioni del Museo Ermitage: tessuti prodotti in Italia nelle epoche del Medioevo e del Rinascimento, tessuti copti, sculture antiche e ceramiche orientali che bene illustrano l’eredita’ lasciata dal maestro veneziano, ed è stata organizzata dalla Fondazione Musei Civici di Venezia, Villaggio Globale International e Museo dell’Ermitage, in collaborazione con l’Istituto italiano di cultura di San Pietroburgo.  Va ricordato che a Venezia, si trova una ricca quantità di opere e materiali che ben rappresentano i diversi esiti della ricerca dell’artista: la pittura, la scultura, l’illuminotecnica, il teatro, la fotografia, il tessile e gli abiti. Numerose sono anche le opere d’arte ereditate dal padre, Mariano Fortuny Marsal, custodite sin dalla prematura scomparsa del pittore catalano. Il palazzo ospita poi nuove collezioni e fondi archivistici, frutto di donazioni, trasferimenti e lasciti di artisti e fotografi, hanno implementato il già consistente patrimonio artistico conservato. Connotato sin dal 1978 come museo dedicato alla Fotografia, le attività espositive hanno esplorato il terreno delle arti applicate, della video art e dell’arte pura. Da segnalare tra le mostre realizzate Immagini e materiali del laboratorio Fortuny nel 1978, Venezia ‘79. La Fotografia nel 1979, Robert Mapplethorpe: fotografie nel 1983, prima esposizione in Europa dedicata al fotografo statunitense, Il Nuotatore, video ambientazione dello Studio Azzurro del 1984, Watching water di Peter Greenaway del 1993 e più recentemente Artempo nel 2007, Infinitum nel 2009 e Tra. Infine, The edge of becoming nel 2011. Mariano Fortuny y Madrazo è nato a Granada nel 1871. Figlio d’arte e assai presto inserito nel gran mondo parigino, compie innanzitutto studi pittorici. Diciottenne si stabilisce a Venezia, ove frequenta circoli accademici e cenacoli artistici internazionali: tra i suoi amici Gabriele D’Annunzio, Ugo Ojetti, Eleonora Duse, Hugo von Hofmannsthal, la marchesa Casati, Giovanni Boldini, il principe Fritz Hohenlohe-Waldenburg. Dopo un viaggio a Bayreuth, fortemente attratto dalla musica di Richard Wagner, volge i suoi interessi dalla pittura alla scenografia e all’illuminotecnica. L’intento è quello di realizzare la piena unione tra significato ultimo della musica e pittura teatrale. Nel 1900 realizza alcune scene e costumi per la prima assoluta del “Tristano e Isotta” alla Scala di Milano. Contemporaneamente inizia a prender corpo l’idea della “Cupola”, cioè quel sistema illuminotecnico complesso che libererà la scenografia teatrale dalle rigide impostazioni tradizionali mediante l’uso della luce indiretta e diffusa. L’ambiente teatrale parigino (da Adolphe Appia a Sarah Bernardt ) gli dimostra attenzione, ma è poi con la mecenate contessa di Bearn che la rivoluzione scenotecnica di Fortuny trova completa applicazione: tra il 1903 e 1906 il teatro privato della contessa viene dotato di un sistema integrato e rinnovato di cupola, luce indiretta, proiezione di cieli colorati e nuvole: è la fama. Il sistema di Fortuny, prodotto dall’AEG, trova applicazione nei maggiori teatri tedeschi. Ma la creatività di Mariano, è detto in una nota del museo, cerca stimoli nuovi: inizia a creare stoffe e tessuti stampati, in sodalizio con Henriette, che sposerà nel 1924. Con lei crea Delphos, l’abito in seta plissettata che lo rende famoso in tutto il mondo. Nel 1919 a Venezia, alla Giudecca, fonda la fabbrica per la produzione industriale delle sue stoffe in cotone e apre boutique nelle maggiori capitali europee. Nel frattempo decora e illumina palazzi e musei in tutta Europa, riceve riconoscimenti e titoli onorifici.  Sono di questi anni l’installazione della sua “Cupola” presso il Teatro La Scala di Milano e del 1929 l’applicazione del suo dispositivo scenotecnico per la realizzazione dei “Carri di Tespi” itineranti. Degli anni Trenta sono altre invenzioni: dalla carta da stampa fotografica ai colori a “Tempera Fortuny” e agli interventi illuminotecnici sui grandi cicli pittorici veneziani di Tintoretto alla Scuola Grande di San Rocco e di Carpaccio a San Giorgio. Sul finire del decennio, Mariano si ritira nella sua sfarzosa dimora di San Beneto, dove riprende lo studio della pittura. L’artista è morto nel 1949 ed stato sepolto al Verano, a Roma, accanto al padre.

Lascia un commento