Una foto di scena del film L'ordine delle cose. ANSA / us festival Venice +++ ANSA PROVIDES ACCESS TO THIS HANDOUT PHOTO TO BE USED SOLELY TO ILLUSTRATE NEWS REPORTING OR COMMENTARY ON THE FACTS OR EVENTS DEPICTED IN THIS IMAGE; NO ARCHIVING; NO LICENSING +++

“L’ordine delle cose” è il nuovo film del regista Andrea Segre, realizzato con il patrocinio di Amnesty International, Medici per i diritti umani e Naga onlus. A partire dal 7 settembre sarà nelle sale italiane. Il lungometraggio è stato presentato alla 74/a Mostra di Venezia. Corrado è un alto funzionario del ministero degli Interni italiano. Il governo lo sceglie per affrontare una delle spine nel fianco delle frontiere europee: i viaggi illegali dalla Libia verso l’Italia. “L’idea nasce dalla voglia di capire cosa succede a un essere umano a cui viene dato il compito di mettere in pratica un’operazione rischiosa dal punto di vista etico”, ha spiegato all’agenzia Ansa Andrea Segre. Il lavoro al film è iniziato tre anni fa, ma il tema è profondamente attuale. “Ho incontrato persone che veramente fanno ‘i Corrado’ nella vita”, sottolinea Segre. “Abbiamo basato la storia sui loro racconti, intrecciandola con le storie dei migranti stessi, poi testi e ricerca sul campo”. Nella sua missione Corrado incontra Swada, una donna somala che sta cercando di attraversare il mare per raggiungere il marito in Europa. Conoscendo la sua storia, “Corrado commette l’errore numero uno di chi fa il suo lavoro. Non si può conoscere un migrante, perché dopo diventa difficile applicare l’ordine delle cose, ma il protagonista corre il rischio lo stesso”. L’ordine delle cose “è l’abitudine a cui ci siamo consegnati quando parliamo della migrazione. Diamo per scontato che il tema è se accogliere o mandare via i migranti. Questo ci costringe in una posizione in cui la ragione di Stato è superiore all’etica. Non capiamo che questo fenomeno fa parte di un percorso di trasformazione comune e non di confronto con un corpo esterno. Questa è una posizione rischiosa, apre lo spazio a operazioni discutibili come quelle in Libia”. Le persone si muovono per bisogni primari ma anche di incontro, di lavoro, di piacere: “questi bisogni sono più o meno importanti del potere economico che li vuole limitare? È questa la domanda giusta, non se accoglierli o respingerli”. L’uscita del film sarà accompagnata dalla pubblicazione di un pamphlet dal titolo “Per cambiare l’Ordine delle Cose”, con interventi di scrittori e attivisti per i migranti tra i quali Igiaba Scego, Ilvo Diamanti, Luigi Manconi, Andrea Baranes e Pietro Massarotto.

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