La Procura della Repubblica di Venezia incontra il 18 gennaio la stampa, tv e altri media per spiegare (per quanto possibile) l’operazione che la GdF ha concluso arrivando a sequestrare denaro, beni mobili e edifici intestati ad alcuni prestanome e riconducibili alla famiglia di Felice Maniero, l’ex boss della Mala del Brenta. Come reso noto dalla stessa Gdf il sequestro è la conclusione un’indagine avviata all’inizio del 2016, come autorizzato dalla DDA della Procura di Venezia. I militari della Polizia Valutaria delle Fiamme Gialle di Roma sono stati impegnati ad eseguire un’ordinanza di custodia cautelare in carcere ed un decreto di sequestro di prevenzione nei confronti di soggetti fortemente indiziati di riciclaggio di proventi illeciti e intestazione fittizia di beni, aggravati dalla finalità di agevolare Maniero. Al centro di questo blitz di magistratura e investigatori ci sono alcune persone che hanno gestito il patrimonio accumulato dal boss (circa 33 miliardi di lire dell’epoca) diversificandone il piazzamento, acquistando immobili di pregio nonchè coprendo l’origine illecita attraverso una serie multipla di rapporti finanziari, e questo con la collaborazione professionale di un promotore finanziario.  Come noto, Felice Maniero, detto Faccia d’angelo, è stato l’uomo che ha guidato la mafia del Brenta e ha importato tonnellate di droga facendo morire centinaia di ragazzi.  Ci sono anche non pochi omicidi ordinati da Maniero (però stando al suo ex luogotenente Silvano Maritan le persone uccise sarebbero 11) sarebbero state persone scomode a lui e alla sua organizzazione mafiosa. Felice Maniero, classe 1954, nativo di Campologo Maggiore (Ve) è divenuto criminale fin da giovane. E’ stato arrestato per la prima volta nel 1980. Dopo anni di latitanza, arresti ed evasioni, nel 1995 è divenuto collaboratore di giustizia ed fatto smantellare la sua banda. E’ stato condannato a 11 anni di carcere nel 1996, ma poi è tornato in libertà nel 2010, con una nuova identità. In questi tempi recenti (lasciato alle spalle il ruolo di boss e di pentito) fa l’imprenditore occupandosi di acque, anche per il settore pubblico, e con lui lavora il figlio.

 

 

Lascia un commento