Popolare come la festa del Redentore e, come quella, in memoria di una pestilenza, da quasi quattro secoli si celebra ogni anno a Venezia, il 21 novembre, la Festa della Madonna della Salute, ricorrenza molto sentita non solo dai venezianI di acqua e di terra, ma da molte località non solo del teritorio regionale. L’origine fu il voto solenne del Senato Veneto che nel 1630 volle innalzare il tempio in onore della Madonna guaritrice della peste che si era abbattuta sulla popolazione, quella stessa che fornirà spunto ai “Promessi Sposi” di Alessandro Manzoni. In quell’anno il morbo si diffuse per tutta la città e fu particolarmente virulento. Il doge Nicolò Contarini e il patriarca Giovanni Tiepolo, organizzarono una processione di preghiera che raccolse tutti i cittadini superstiti che ebbe la durata di tre giorni e tre notti. I veneziani, inoltre, promisero alla Madonna che avrebbero fatto costruire un tempio in suo onore se la città fosse sopravvissuta all’epidemia. Dopo aver lasciato circa 47.000 morti (un quarto della popolazione, compresi il doge e il patriarca) e quasi 100.000 nel territorio del Dogado, in poche settimane i contagi diminuirono e la peste cessò. Il governo della Serenissima decretò di ripetere ogni anno, in segno di ringraziamento, la processione in onore della Madonna denominata da allora della “Salute” e portò a termine il voto della popolazione facendo costruire la maestosa Basilica nella zona della Dogana. Altre chiese furono edificate in tutto il territorio della Repubblica, tanto che si festeggia anche a Trieste, in Istria e Dalmazia. La Serenissima infatti, per permettere alle popolazioni distanti dalla capitale di osservare la Festa, favorì la costruzione nei suoi territori di santuari dedicati alla Madonna della Salute. La progettazione della Basilica fu affidata al giovane architetto Baldassarre Longhena. Il suo progetto rispondeva alle esigenze di grandiosità richieste: una chiesa che doveva esaltare la Vergine e al tempo stesso la Repubblica. La costruzione durò più di cinquant’anni. L’opera, considerata il capolavoro dell’architettura barocca veneziana, fu consacrata nel 1687. Di pianta ottagonale, con le facciate arricchite da numerose statue di marmo, è sormontata da un’enorme cupola emisferica e sembra poggiata sull’ampia scalinata che la slancia verso l’alto creando un riuscito effetto scenografico. All’interno, il gruppo scultoreo centrale rappresenta la Vergine con il Bambino a raffigurare la Salute che difende Venezia dalla peste. L’altare custodisce un’icona bizantina, la Madonna della Salute, che proviene dall’isola di Creta, portata a Venezia da Francesco Morosini nel 1670 per sottrarla ai turchi quando dovette cedere l’isola. E’ detta anche la Mesopanditissa (foto), che significa mediatrice di pace perché dinanzi alla sua immagine i veneziani e i candiotti, nel 1264, posero fine alla guerra che li aveva visti coinvolti per sessant’anni. Il termine è spiegabile anche dall’uso liturgico locale che la festeggiava a metà tra la festa dell’Epifania e quella di Maria Ipapantissa che cadeva il 2 febbraio. A Venezia la Festa della Salute è sicuramente quella dall’impatto meno turistico, che evoca un sincero sentimento religioso popolare. Ogni anno, per la festività viene costruito un ponte provvisorio su barche che attraversa il Canal Grande e collega S. Maria del Giglio con la basilica per consentire il passaggio della processione e sul quale è continuo il via vai dei fedeli e dei visitatori. A tutt’oggi, il 21 novembre e nei giorni precedenti, migliaia di persone percorrono il ponte votivo e vanno in pellegrinaggio alla Chiesa della Salute a rendere omaggio alla Madonna e ad accendere un cero affinché interceda per la loro salute, perpetuando così il secolare vincolo di gratitudine che lega la città alla Vergine Maria. (odm)

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