Oltre ducento migranti, supportati dai sindacati di base (Usb) che hanno fornito alcune bandiere, hanno lasciato spontaneamente il centro di accoglienza di Conetta di Cona perchè definito invivibile e superaffollato (ci sono oltre 1200 persone) , stanno dando vita ad una manifestazione, lungo la Riviera del Brenta, tra Padova e Venezia, per chiedere un incontro decisivo sulla loro permanenza in Veneto. In questi giorni, i migranti sono stati ospitati per la notte in centri parrocchiali, prima nella chiesa di Codevigo (su autorizzazione del vescovo) e poi in cinque patronati della zona di Mira, su decisione del Patriarca di Venezia (foto). Attualmente i manifestanti proseguono la loro “marcia” verso Venezia dove contano incontrare il prefetto Carlo Boffi affinchè trovi una diversa soluzione. Sulla vicenda relativa all’ospitalità e all’accoglienza nella scorsa notte di oltre 200 persone richiedenti asilo – “in marcia” da Cona a Venezia – in patronati e strutture parrocchiali e diocesane della zona di Mira, il Patriarca di Venezia Francesco Moraglia ha rilasciato una dichiarazione: “In queste ore, come Chiesa di Venezia, abbiamo cercato di alleviare una situazione che rischiava di deflagrare: è stato un intervento di tipo emergenziale, messi di fronte ad una situazione singolarissima – di vera difficoltà ed emergenza oggettiva, che rischiava di “incartarsi” e di aggravarsi ulteriormente – a cui abbiamo offerto una risposta con la disponibilità dei nostri parroci che ringrazio, insieme alle loro comunità, per l’aiuto dato con prontezza. Dare una mano, ospitare, accogliere, venire incontro a chi si trova in situazione di vero disagio: ecco quello che abbiamo fatto. Per questo ho chiesto alle comunità parrocchiali coinvolte di aprire le porte delle loro strutture; il vicariato interessato è quello della Riviera e delle sue collaborazioni pastorali. Ringrazio in particolare don Gino Cicutto, don Mauro Margagliotti, don Carlo Gusso, don Cristiano Bobbo, don Luigi Casarin e i responsabili diocesani della carità e dei servizi generali del Patriarcato. L’intervento ha raggiunto numeri superiori alle prime stime e disponibilità raccolte. Infatti, 212 sono state le persone che hanno passato la notte nei nostri patronati: 55 a San Nicolò di Mira, 45 a Gambarare, altri 45 a Borbiago, 47 a San Pietro di Oriago e poi ancora altri 20 a Casa San Raffaele di Mira Porte, la struttura di prima accoglienza della Caritas diocesana”. Il Patriarca ha inoltre aggiunto che sono stati distribuiti pasti, e messe a disposizione coperte, in una di queste strutture c’era anche a disposizione un medico che ha prestato la sua opera, visitando alcune persone. Sento, quindi, il dovere e la gioia di ringraziare tanti che si sono impegnati e mobilitati in queste ore con uno spirito di servizio, di sacrificio ed una generosità notevoli ed encomiabili. Oltre ai nostri sacerdoti, che hanno accolto con disponibilità questa richiesta improvvisa, ci sono stati molti volontari – soprattutto giovani – e le realtà associative – un cenno particolare ai nostri bravi scout – che non hanno fatto mancare il loro contributo decisivo, competente e prezioso affinché l’accoglienza fosse il più possibile dignitosa e adeguata e a tutti – a chi era ospitato ma anche alla realtà e al territorio che ospitava – fosse garantita una notte tranquilla e serena. Un grazie anche alle istituzioni e alle forze dell’ordine che hanno accompagnato e seguito con vigile attenzione tutti i vari momenti”. Il testo, che è stato pubblicato dal settimanale diocesano “Gente Veneta”, così si conclude “Mi permetto qui di richiamare – rafforzandole alla luce degli odierni eventi che non possono lasciare indifferenti – le parole che, proprio nei giorni scorsi, avevo scritto alla Chiesa di Venezia per la Giornata Mondiale dei Poveri che si celebra domenica 19 novembre. Osservavo, prima di questi fatti, che superando una certa pigrizia o disattenzione, siamo chiamati a dar spazio al povero che Dio ci fa incontrare anche in situazioni non semplici e che siamo chiamati a far “nostre” con un supplemento di carità e fantasia evangeliche. Ripeto anche che, oggi, la sfida è costruire una società che sia realmente inclusiva, accogliente, capace d’incontrare gli altri anche innanzi a diritti che confliggono. Per far questo è necessario, quindi, che nessuno – dalle istituzioni agli enti locali, dalla politica alla società civile e alle realtà ecclesiali – si sottragga al senso profondo ed autentico del proprio impegno e delle proprie responsabilità. C’è bisogno che ognuno faccia la sua parte, non eliminando o accantonando difficoltà e problemi ormai “strutturali” per il nostro vivere di oggi ma aiutando concretamente a risolverli, in modo lungimirante e realista. Ricordo, infine, che la questione centrale rimane sempre quella di mantenere l’uomo al centro, nella sua dignità e nel suo valore da rispettare e nel suo essere soggetto imprescindibile, insieme, di diritti e doveri”, ha concluso il presule. I migranti che partecipano al corteo di protesta sono sotto vigilanza della forza pubblica. Ancora una volta il sindaco di Cona Alberto Panfilio ha chiesto alla autorità e al ministero dell’interno di chiudere la base. A Cona, come risulta alle autorità e ai cronisti, i residenti stanno vivendo giorni di molta tensione (“abbiamo paura persino di uscire”); si teme inoltre che altri migranti abbandonino il centro di accoglienza per ripetere quello che sta facendo il primo gruppo, composto  da 210 persone. Intanto, una ventina di intelettuali e amministratori veneziani ha sottoscritto un documento in cui è detto, tra l’altro, “unimoci alla loro potesta, accogliamoli” e che occorre “una diversa politica dell’acciglienza in Italia e in Europa”.

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