Al centro congressi della Stazione Marittima di Trieste, fino a venerdì 16 settembre, dibattito europeo sul cambiamento climatico globale, tema particolarmente d’attualità dopo la recente ratifica da parte di Stati Uniti e Cina dell’Accordo COP 21 di Parigi. L’edizione 2016 della Conferenza promossa dall’EMS si impernia sul rapporto tra la ricerca scientifica – le evidenze di un riscaldamento globale del clima terrestre sono ormai conclamate – e l’impatto di questo mutamento sensibile e rapido rispetto ai tempi evolutivi del pianeta sulle società umane. Durante i lavori saranno discussi i possibili modi tramite i quali la scienza può dare un supporto fondamentale a tutti coloro che sono chiamati a prendere decisioni responsabili, in campo politico, economico e sociale. In una nota si elencano gli interventi della sessione istituzionale che hanno evidenziato la necessità di un approccio integrato ai temi legati al cambiamento ano glimatico. Strategico in questa prospettiva – lo ha sottolineato il responsabile del settore Clima e Meteorologia applicata dell’Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale (ISPRA) Franco Desiato – è il Programma europeo di osservazione della Terra Copernicus, che elabora in maniera sistemica informazioni da molteplici fonti come i satelliti di osservazione della Terra e sensori di terra, di mare e aviotrasportati in modo da fornire a utenti istituzionali e non informazioni affidabili e aggiornate, garantendo anche indipendenza all’Europa nel rilevamento e nella gestione dei dati sullo stato di salute del pianeta. In questo contesto “è però necessario – ha rilevato Desiato – accrescere la qualità dei servizi climatici nei Paesi in via di sviluppo”. Si è detto ottomista Dennis Schulze, direttore di Primet, l’Associazione che raccoglie i servizi meteorologici privati in Europa, secondo cui “climatologia e meteorologia hanno fatto significativi passi in avanti rispetto al passato. “Big Data e Cloud Computing permettono di combinare sempre meglio i dati, che sono disponibili in sempre maggiore quantità”. Tre sono le parole chiave indicate dalla presidente dell’Istituto nazionale di Oceanografia e Geofisica Sperimentale (OGS) Maria Cristina Pedicchio: integrazione (“vanno integrati i differenti approcci e gli attori, non solo le discipline”), apertura, anche nel senso di Open Data, e disseminazione, di conoscenze e d’informazione, a partire dalle scuole e dai caffè scientifici. Atmosfera, terra e mare devono essere tenuti connessi e “gli approcci riduzionistici non sono più benvenuti” anche secondo Sandro Carniel, dell’Istituto di Scienze Marine (ISMAR) CNR. L’attività e il ruolo dell’Agenzia Regionale per la Protezione dell’Ambiente del Friuli Venezia Giulia (ARPA FVG) sono state illustrate dal direttore di ARPA OSMER Stefano Micheletti, che ha rilevato come “cambiamenti climatici molto significativi” si stiano apprezzando ormai anche nel territorio del Friuli Venezia Giulia, con estati sempre più calde e l’innalzamento della temperatura del mare. In apertura dei lavori ha dato il benvenuto ai presente ed ha tenuto un intervento l’ass.regionale Paolo Panontin. Egli ha sottolineato come “molte questioni che riguardano la sicurezza, come gli eventi estremi, il consumo del suolo, il riscaldamento globale, l’innalzamento del livello del mare e le alluvioni, sono sfide critiche per tutti noi: è particolarmente importante avere la consapevolezza dell’emergenza e la forza per trovare soluzioni comuni. Gli sforzi che possiamo fare da soli a livello regionale e nazionale non sono sufficienti, senza uno impegno comune orientato all’azione per risolvere i problemi”.

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