Esiste già da diversi anni ma a conoscerlo sono davvero in pochi. Il Conto Base, una versione «minimale» del conto corrente tradizionale, è stato introdotto già nel 2011. Le banche italiane sono obbligate a offrire questo tipo di strumento ai propri clienti, come previsto dalla convenzione siglata sei anni fa tra ministero delle Finanze e Banca d’Italia. Nel corso degli anni, tuttavia, questo Conto Base non è stato pubblicizzato a pieno e così è rimasto pressoché un fantasma. Su questo diritto ai pensionati da parte della propria banca ha scritto la Stampa di Torino e il testo è stato ripreso dall’Ass.difesa consumatori (Adico)che lo ripropone. In buona sostanza, il Conto Base, permette di ridurre le spese annue da pagare per il proprio conto corrente che devono essere basse. Per fare qualche esempio, il Conto Base di Intesa Sanpaolo, come si può leggere sul sito della banca, ha un costo annuo di 30 euro per il canone. Quello di Unicredit è di 24 euro all’anno, che vuol dire 2 euro al mese. C’è però anche una tutela in più che riguarda le fasce più «svantaggiate» per le quali il canone è azzerato. In più, lo Stato rinuncia a incassare il bollo annuo (34 euro per giacenze medie sopra ai 5mila euro nel corso dell’anno. Tutto questo era stato deciso già nel 2011 in piena crisi dell’euro. Chi fa parte di queste categorie «svantaggiate»? Le condizioni azzerate e gratuite sono previste per i redditi bassissimi (Isee di 8 mila euro). Il canone gratuito riguarda inoltre anche i pensionati con assegni bassi (18 mila euro lordi l’anno, circa 1.500 euro di pensione lorda al mese). Non pagano il canone, né il bollo annuo. Se costa poco o niente è perché le funzioni sono base e quindi sono limitate. Le operazioni sono ridotte alla possibilità, per esempio, di prelevare e versare contante, inviare e ricevere bonifici. Sono quindi escluse operazioni come quelle relative alla gestione dei propri risparmi come, per esempio, l’acquisto di Btp o di fondi di investimento. Non si possono, inoltre chiedere fidi o aprire mutui. Né è previsto il rilascio di una carta di credito o del libretto degli assegni. Se si vuole più operatività occorre cambiare conto. Ci sono comunque dei costi aggiuntivi che vanno pagati se, per esempio, si sfora il tetto di prelievi fissati in un anno con il Conto Base a canone agevolato (i maggiori istituti, per fare un esempio, prevedono solo 12 prelievi l’anno con bancomat). Occorre quindi conoscere bene queste condizioni e farsi bene i conti. Per evitare brutte sorprese a fine anno. Va detto inoltre che ormai sul mercato ci sono formule che azzerano il canone del conto corrente o hanno costi bassissimi e prevedono più possibilità di operare. L’invito ai pensionati è quello di rivolgersi a più di una banca per poter scegliere la soluzione più confacente alle esigenze della persona che fruisce di una pensione.

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