Per far luce sul perché la Cupra romana venne abbandonata, Ca’ Foscari di Venezia ha finanziato e avviato un progetto che ha visto nelle settimane scorse la prima campagna di ricerche, coordinate da Sauro Gelichi, professore di Archeologia Medievale al Dipartimento di Studi Umanistici. Oltre all’ateneo, gli scavi sono finanziati dal Comune marchigiano di Cupra Marittima (Ascoli Piceno), e dalla sede locale dell’Archeoclub, primo sostenitore dell’iniziativa. Per due settimane un gruppo di nove studenti cafoscarini (foto) sono stati impegnati in indagini geo-archeologiche lungo la valle del torrente Menocchia e nella documentazione di alcuni edifici nel borgo di Marano. Le ricerche si inseriscono nell’ambito di un progetto pluriennale che intende avviare una nuova stagione di studi sul territorio marchigiano, e sul tema del medioevo letto attraverso l’archeologia, fino ad oggi sottotraccia nella ricerca archeologica nazionale. Di questo ne da’ notizia il magazine dell’ateneo veneziano. I carotaggi manuali svolti quest’anno hanno evidenziato che i depositi antropici si nascondono sotto una spessa coltre alluvionale di almeno tre-quattro metri di profondità. Sono in corso le analisi del 14C, che diranno a breve quando questi depositi si sono formati.
E’ stato un minuzioso lavoro topografico svolto sul borgo fortificato di Marano che ha evidenziato i resti di alcuni edifici la cui costruzione può essere fatta risalire al massimo al XII secolo: solo lo scavo, anche in questo caso, potrà rivelare la storia più antica. Le domande aperte sono ancora molte. Dopo il potente interramento e il definitivo abbandono della città antica, dove si trasferì l’insediamento? Quando avvenne precisamente lo spostamento nelle colline retro-costiere? Quando ebbe origine il fenomeno di accentramento della popolazione nel castello di Marano e in quello limitrofo di Sant’Andrea? “La prima missione – afferma Margherita Ferri, che ha diretto sul campo la campagna – è stata fondamentale perché ha permesso di realizzare uno strumento di valutazione del potenziale. Oggi, una buona parte del territorio di Cupra può disporre non solo di una carta archeologica tradizionale, ma anche di un primo strumento per l’orientamento delle indagini future sul patrimonio archeologico nascosto. Questo strumento è quello che ci ha consentito di pianificare e indirizzare problematicamente le prossime ricerche, a partire da quelle del 2018”. Come indicato dagli archiivi, nell’antichità Cupra era una florida città affacciata sull’Adriatico. Vi sorgeva il tempio dell’omonima dea picena, restaurato da Adriano nel II secolo d.C.. Però ad un certo punto della storia, la città viene abbandonata. Con dinamiche ancora sconosciute, la popolazione si riorganizza.Ora ci sono tracce nel villaggio fortificato di Marano, e sono rilenti al Medioevo. Dall’ateneo di Venezia si è appreso che agli inizi del 2018 verrà stipulata una convenzione tra l’amministrazione comunale e Ca’ Foscari, per sostenere le ricerche sul campo ma anche per favorire il continuo e quotidiano rapporto con la comunità locale, affinché amministratori e cittadinanza possano apprezzare la qualità della ricerca e valutarne le ricadute sociali ed economiche.

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