Crei rifiuti? Io ci costruisco una casa. Non è superbia, non è arroganza o illusione, ma realtà: con i materiali ottenuti ci sono possibilità di buon utilizzo nell’edilizia. Il che non va affatto sottovalutato. Dell’argomento si discute da tempo in attesa di una concretezza che non tarderà. Sì, perchè è noto che le discariche di rifiuti sono di fatto preziose miniere e l’obiettivo del programma New-Mine – EU Training network for resource recovery through enhanced landfill mining recentemente finanziato dalla Commissione europea e frutto di un consorzio di cui anche l’università di Padova fa parte, va proprio in questa direzione, annota Monica Panetto dell’ateneo padovano. In verità si è davanti ad un progetto che sta già muovendo i primi passi con il reclutamento di 15 dottorandi (domanda entro il 30 luglio), che saranno impiegati in ambito aziendale o accademico. A Padova è stato assegnato un finanziamento di circa 258.000 euro per sostenere i costi di una borsa di studio e lavorare allo sviluppo di materiali composti dagli scarti del vetro proveniente dai rifiuti (Waste-derived glass-ceramic products with novel functionalities). Nell’Unione Europea, stando ai dati forniti nel settimo programma di azione per l’ambiente, vengono prodotti ogni anno 2,7 miliardi di tonnellate di rifiuti e di questi 98 milioni di tonnellate sono rifiuti pericolosi. In media il 40% dei rifiuti solidi vengono riciclati o preparati per il riutilizzo, anche se in alcuni Paesi si riesce a raggiungere il 70%, segno che una gestione migliore è possibile. Allo stesso tempo però in molti Stati, il 75% dei rifiuti urbani finisce nelle discariche. “La piena attuazione della legislazione dell’Unione sui rifiuti – sottolinea il documento – consentirebbe di risparmiare 72 miliardi di euro l’anno, di aumentare il fatturato annuo dell’Unione di 42 miliardi di euro nel settore della gestione e del riciclaggio dei rifiuti e di creare oltre 400.000 posti di lavoro entro il 2020”. Invece l’economia europea attualmente perde ancora una notevole quantità di materie prime come metalli, legno, vetro, carta, plastica che si potrebbero recuperare dai rifiuti. Il settimo programma di azione per l’ambiente sottolinea pertanto la necessità di trasformare i rifiuti in risorsa, di diminuire entro il 2020 la produzione di rifiuti in termini assoluti e pro capite, di limitare le discariche ai rifiuti non riciclabili e non recuperabili. C’è da osservare che il progetto New-Mine richiama ad alcune considerazioni. È stato valutato che nell’Unione europea le discariche siano più di 500.000: l’80% contiene rifiuti solidi urbani, il resto rifiuti industriali. Per il 90% si tratta di discariche poco salubri, spesso carenti di qualsiasi tipo di tecnologia di protezione ambientale, e in futuro potrebbero richiedere costosi trattamenti di risanamento. Qui s’inserisce il consorzio europeo. “Nelle discariche di rifiuti solidi urbani di cui ci occuperemo – ha spiegato Enrico Bernardo del dipartimento di Ingegneria industriale, referente del progetto per Padova in collaborazione con Carlo Pellegrino del dipartimento di Ingegneria civile edile e ambientale – finiscono materiali organici, metalli e materiali non metallici. Scopo del progetto è realizzare una filiera di tecnologie e procedure in grado di gestire le varie tipologie di rifiuto, contribuendo in questo modo a svuotare le discariche. Ciò che proponiamo non è di migliorare le discariche, ma di bonificarle”. Il progetto prevede lo sviluppo di tecnologie per il trattamento termochimico dei rifiuti che, attraverso processi ecosostenibili, consentirà di separare la parte organica dal resto e di convertirla in gas combustibile analogo al naturale. Ci si dedicherà inoltre all’elaborazione di tecniche di estrazione dei metalli (ferrosi e non ferrosi che vanno riprocessati). “L’università di Padova – ha spiegato Bernardo – è attiva nella parte terminale del progetto, cioè nella valorizzazione del rifiuto non ulteriormente riutilizzabile”. I processi termochimici previsti (come la gassificazione per riscaldamento con torcia al plasma) lasciano come sottoprodotto materiale vetroso noto come “plasmastone” o “ceneri”, ricche in silice. Il gruppo di Bernardo da tale sottoprodotto eventualmente miscelato anche con altri scarti, come vetro riciclato, realizza nuovi materiali utili soprattutto per l’edilizia. Nell’ambito del progetto gli scienziati padovani lavoreranno in particolare alla realizzazione di materiali cellulari a base vetrosa o vetroceramica e di schiume di vetro da utilizzare nell’isolamento termico e acustico degli edifici. “Si tratta di materiali molto resistenti dal punto di vista meccanico e chimico – ha charito il docente, soffermandosi su alcune proprietà tecniche di questi prodotti -. Possono essere utilizzati come pannelli isolanti, ma possono essere impiegati anche al posto della ghiaia nel calcestruzzo, rendendolo in questo modo più leggero e termicamente isolante”. E’ da tempo che il gruppo padovano lavora in questa direzione e alla ricerca ha affiancato anche la consulenza aziendale. Alle spalle va citato un progetto europeo di recente concluso, quello di GlaCERCo – ITN, Glass and Ceramic Composites for High Technology Applications – Initial Training Network.

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