Ha innescato polemiche, reazioni, dissensi, la notizia che il CdA della fondazione bancaria del Credito Trevigiano, proprietaria di Villa Emo di Capodilista che si trova a Fonzolo di Vedelago di Treviso, ed è opera del Palladio, ha messo in vendita al mercato privato l’immobile perchè “non rappresenta un asset strumentale all’attività bencaria” e che “la vendita porterà all’istituto un rilevante beneficio economico”. Fin qui par essere davanti ad una normale cessione di edifico, sia pure storico. Sta di fatto che si tratta di una villa veneta per eccellenza (vedi foto arch.Ville Venete, Gazzettino, Tribuna, Ansa, Corsera). Tra gli altri soggetti di tutela è scesa in campo Italia Nostra, associazione che si occupa della “tutela del Patrimonio storico, artistico e naturale del Paese”. Ebbene essa ha, in una nota, precisato e sostenuto che ritiene che l’alienazione di un simile monumento, patrimonio di tutta l’umanità, ad un singolo privato cittadino sia sempre una gravissima perdita culturale, elemento ben più rilevante della perdita patrimoniale. La legge italiana, ed in particolare il Decreto Legislativo 42/2004 (erede della gloriosa Legge 1089/39) protegge simili beni culturali, che devono essere conservati per le generazioni future e dati in fruizione pubblica, anche in caso di proprietà privata. Ci auguriamo che il MiBAC eserciti il diritto di prelazione e acquisti Villa Emo, proprio in considerazione del suo valore. In caso contrario è ancor più pressante e auspicabile che il Ministero, tramite la Soprintendenza Regionale del Veneto, modifichi l’attuale decreto di vincolo, non solo estendendo l’area protetta ma, soprattutto, procedendo a una revisione del dispositivo in modo da precisare e aggiornare in modo puntuale gli obblighi di tutela e fruizione pubblica. “Non si tratta di fare una “guerra al privato” ma di una presa d’atto”, ha detto Mariarita Signorini, presidente nazionale di Italia Nostra. “Ci auguriamo che la nuova proprietà di Villa Emo sia “più illuminata” dei suoi predecessori, custodi per molti anni di un bene che non hanno esitato a vendere, seppure per salvarsi da una situazione economica complessa”. La dose è stata rincarata da Romeo Scarpa, presidente della sezione di Treviso di Italia Nostra. Proprio Scarpa è andato più nel concreto, tra proposta-pilota e provocazione: trasformare le dimore storiche in negozi o ipermercati, sull’esempio del Fontego dei Tedeschi nella zona di Rialto di Venezia, tramutato da sede centrale delle poste, in una vetrina di generi di lusso (abbigliamento, moda, calzature, ecc.). Scarpa ha così precisiato: “abbiamo distrutto il suolo veneto costruendo mentre abbiamo beni da favola che i privati non riescono a gestire, si chiede l’intervento dello Stato, quando con una nuova ‘visione’ anziché scandalizzarsi si tornerebbe all’antico. Il tutto quando storicamente la villa era la casa del signore che gestiva un territorio, facendo nascere il borgo, producendo e commerciando. Beni come villa Emo andrebbero gestiti in modo diverso”, ha sostenuto.

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