La fondazione Cassa di Risparmio di Padova e Rovigo è precisa: aprire le porte di “Quando Gigli, la Callas e Pavarotti… I Teatri Storici del Polesine” sin dal primo momento in cui le norme anti Covid-19 consentiranno l’apertura di mostre e musei. Appena il Veneto passerà in giallo, il pubblico potrà accedere a Palazzo Roncale senza dover attendere né vernici stampa né la tradizionale cerimonia di inaugurazione.
La Fondazione ha deciso di fare proprio un modo di gestire le procedure in tempo di pandemia che si sta facendo strada e che ha già alcuni illustri precedenti.
Per effetto di questa linea di condotta, la vernice per la stampa resta fissata al 20 aprile, e sarà gestita in modalità on line. Così, puntualmente alle 11, i giornalisti e le persone accreditate potranno partecipare alla presentazione della mostra, collegandosi alla piattaforma appositamente attivata dagli organizzatori. Entrare in Palazzo Roncale, dove è allestita la mostra “Quando Gigli, la Callas e Pavarotti…I Teatri Storici del Polesine”, sarà come partecipare ad uno spettacolo, sia in veste di spettatori che di protagonisti.
A consentirlo è l’innovativo utilizzo della tecnologia che accompagna e completa la ricca esposizione di immagini, documenti, costumi, scenografie presenti nella mostra promossa dalla Fondazione Cassa di Risparmio di Padova e Rovigo.Al Roncale tutto è perfettamente pronto, in attesa che si alzi il sipario e il pubblico possa ammirare una delle più attese mostre della storia espositiva rodigina. Fondazione non azzarda date per l’apertura: tutto dipenderà dalle normative di contenimento della pandemia.Informazioni ed emozioni. E’ il preciso mix che attende il pubblico al Roncale, dove Arcadia Arte, la società che per conto della Fondazione ha organizzato la mostra, ha puntato su interventi tra reale e virtuale sino ad oggi mai messi in atto. Per effetto di questi, l’intero e sobrio Palazzo si trasforma in un affollato teatro d’opera, con il brusio del foyer, l’entrata in platea e nei palchi, il canto, gli applausi. Tutto virtuale e tutto molto coinvolgente ed emozionante.
Ecco che per effetto della realtà aumentata, la sala incontri del Piano Nobile del Palazzo si trasforma in uno dei sette teatri illustrati dalla mostra, il tavolo dei relatori si trasforma in palcoscenico, le sedie diventano poltroncine di platea, gli arazzi alle pareti lasciano il posto ai palchetti.L’atmosfera, i suoni,i rumori di un vero teatro accompagnano il visitatore nel suo percorrere la mostra, come se fosse dentro un foyer in attesa che si spalanchino le porte della platea. Poi il silenzio e gli applausi che accolgono l’Orchestra e il Direttore, e lo spettacolo inizia.
E qui il visitatore non è più solo uno spettatore che osserva da lontano quanto accade sulla scena. Ma, come per miracolo, è egli stesso in scena, ad osservare da vicino, sino a “toccare” chi si sta esibendo. Ecco che dal buio del fondale salgono sul palcoscenico la soprano Marina Di Liso e il tenore Riccardo Zanellato, l’una impegnata nella Carmen di Bizet, il secondo nel Mefistofele di Arrigo Boito.A cantare e muoversi sono le loro proiezioni olografiche ad alta definizione, realizzate per la mostra, delle loro esatte dimensioni. Il visitatore potrà avvicinarsi ai cantanti, salire sul palcoscenico sino a farsi invadere il corpo dalle vibrazioni delle due voci, immergersi nella scena.“L’audio delle proiezioni si interseca con quello dell’immersività sonora degli ambienti contigui, in una simbiosi di suoni e di situazioni emotive” annuncia Matteo Crosera, creatore di questo fondamentale addendum della mostra. “L’anima del teatro è fatta di persone, di pubblico e attori e del loro interloquire spesso distanziato dal palcoscenico ma imprescindibile; l’uno non può emozionarsi senza l’altro. Lo scopo della multimedialità ,spiega una nota,è riportare in mostra quell’anima”. Vedere per credere!n Palazzo Roncale a Rovigo, dove è allestita la mostra “Quando Gigli, la Callas e Pavarotti…I Teatri Storici del Polesine”, sarà come partecipare ad uno spettacolo, sia in veste di spettatori che di protagonisti.
A consentirlo è l’innovativo utilizzo della tecnologia che accompagna e completa la ricca esposizione di immagini, documenti, costumi, scenografie presenti nella mostra promossa dalla Fondazione Cassa di Risparmio di Padova e Rovigo.Al Roncale tutto è perfettamente pronto, in attesa che si alzi il sipario e il pubblico possa ammirare una delle più attese mostre della storia espositiva rodigina. Fondazione non azzarda date per l’apertura: tutto dipenderà dalle normative di contenimento della pandemia.Informazioni ed emozioni. E’ il mix che attende il pubblico al Roncale, dove Arcadia Arte, la società che per conto della Fondazione ha organizzato la mostra, ha puntato su interventi tra reale e virtuale sino ad oggi mai messi in atto.Per effetto di questi, l’intero e sobrio Palazzo si trasforma in un affollato teatro d’opera, con il brusio del foyer, l’entrata in platea e nei palchi, il canto, gli applausi. Tutto virtuale e tutto molto coinvolgente ed emozionante.Ecco che per effetto della realtà aumentata, la sala incontri del Piano Nobile del Palazzo si trasforma in uno dei sette teatri illustrati dalla mostra, il tavolo dei relatori si trasforma in palcoscenico, le sedie diventano poltroncine di platea, gli arazzi alle pareti lasciano il posto ai palchetti.L’atmosfera, i suoni, i rumori di un vero teatro accompagnano il visitatore nel suo percorrere la mostra, come se fosse dentro un foyer in attesa che si spalanchino le porte della platea. Poi il silenzio e gli applausi che accolgono l’Orchestra e il Direttore, e lo spettacolo inizia.E qui il visitatore non è più solo uno spettatore che osserva da lontano quanto accade sulla scena. Ma, come per miracolo, è egli stesso in scena, ad osservare da vicino, sino a “toccare” chi si sta esibendo. Ecco che dal buio del fondale salgono sul palcoscenico la soprano Marina Di Liso e il tenore Riccardo Zanellato, l’una impegnata nella Carmen di Bizet, il secondo nel Mefistofele di Arrigo Boito. A cantare e muoversi sono le loro proiezioni olografiche ad alta definizione, realizzate per la mostra, delle loro esatte dimensioni. Il visitatore potrà avvicinarsi ai cantanti, salire sul palcoscenico sino a farsi invadere il corpo dalle vibrazioni delle due voci, immergersi nella scena. “L’audio delle proiezioni si interseca con quello dell’immersività sonora degli ambienti contigui, in una simbiosi di suoni e di situazioni emotive” annuncia Matteo Crosera, creatore di questo fondamentale addendum della mostra. “L’anima del teatro è fatta di persone, di pubblico e attori e del loro interloquire spesso distanziato dal palcoscenico ma imprescindibile; l’uno non può emozionarsi senza l’altro. Lo scopo della multimedialità è riportare in mostra quell’anima”. (ph e info Esseci).

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