La direzione statistica della Regione si è occupata di recente di come si alimentano in generale le genti venete ed i risultati sono stati divulgati tramite la newsletter della struttura. Nell’indagine si ricorda che nel nostro Paese, dei quasi 2.500 euro spesi mediamente da una famiglia in un mese, 441,5 sono dedicati a nutrirsi e altri 44,09 per le bevande, a questi vanno aggiunti gli ulteriori 109,47 per i servizi di ristorazione. Quanto alle abitudini alimentari, il pane e la pasta e i prodotti a base vegetale sono consumati giornalmente da una quota di popolazione superiore ai tre quarti del totale: percentuali leggermente più basse rispetto alla media nazionale interessano il Veneto con quote rispettivamente pari al 78,5%, per quanto riguarda pane e pasta, e all’83,5% per i prodotti vegetali. I veneti, si evidenzia nel risultato statistico, sembrerebbero essere più golosi dei propri connazionali, dal momento che consumano formaggio, snack e dolci per quote superiori alla media nazionale, rappresentate rispettivamente dal 27,3%, il 29,8% e il 57,4% del totale degli intervistati. In Veneto, inoltre, ci sono meno consumatori di carne rispetto al resto d’Italia, con una netta predilezione per le carni bianche sull’intero territorio nazionale: ben l’80,5% degli intervistati veneti ne consuma più di una volta a settimana. Il Veneto è infine la regione più virtuosa rispetto al resto alla media delle regioni italiane nel consumo di ortaggi e verdura, anche se non di frutta: se infatti una quota di popolazione veneta pari al 59,2% consuma verdure almeno una volta al giorno e una del 50,6% ortaggi, superando in entrambi i casi la media nazionale, con riguardo alla frutta, pur raggiungendo un valore dell’83,5%, il Veneto rimane dietro il valore medio italiano che è pari a 84,4%. “Nell’immaginario collettivo, è detto nella relazione statistica, il cibo evoca immagini e connessioni che esulano dal semplice atto del nutrirsi: il cibo è storia quando ci aiuta a comprendere più a fondo l’evoluzione della vita umana, è cultura quando si traduce in codici di condotta alimentare legati al territorio d’origine, è identità quando connota popoli e società, è innovazione quando si traduce in pratiche virtuose in grado di migliorare raccolti e produzioni, è anche sostenibilità quando preserva l’ambiente e la salute delle persone. La scelta di quale cibo portare sulle nostre tavole è intrisa di tutti questi elementi ed altri ancora di carattere soggettivo, che incidono profondamente negli stili alimentare delle famiglie italiane”.

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