L’Organizzazione mondiale della sanità ha confermato che la peste non è ancora stata debellata ; dal 2010 al 2015, ha contagiato 3.248 persone, uccidendone 584. Ciò premesso, le università di Oslo e di Ferrara hanno ottenuto delle risposte a conclusione di una ricerca sui meccanismi che stanno alla base della diffusione della peste in Europa durante le epidemie del 1347-53 e della seconda pandemia; il gruppo internazionale ha operato nel contesto di un progetto dell’European Research Council (Erc) di cui Barbara Bramanti, docente presso l’ateneo di Ferrara è la Principal Investigator. Raccomandazioni, dopo gli accertamenti effettuati dai ricercatori di  Oslo e Ferrara? “Il nostro lavoro suggerisce che per prevenirne la futura diffusione l’igiene è molto importante, a livello personale ma anche a livello di pulizia dei luoghi di vita e delle città”, ha precisato Bramanti.  Va detto che già alcuni media e agenzie di stampa hanno trattato i risultati della ricerca congiunta Oslo-Ferrara. (foto arch. Nat. Geographic Italia). “Delle forme di peste bubbonica e polmonare – ha detto la prof. Bramanti –  si è sempre pensato che il vettore fossero le pulci degli animali. In seguito alla terza pandemia, avvenuta in Cina nel 1894, infatti, fu notata una violenta moria di ratti pre-epidemia e si è pensato che le pulci dei ratti, non trovando nuovi ospiti, saltassero sulle persone infettandole. Questo era il meccanismo considerato in generale all’origine anche delle pesti antiche. Ma c’è un problema: nei resoconti d’epoca medioevale non si parla di morie di ratti. Per indagare questo aspetto, i ricercatori dei due atenei, che hanno creato uno speciale team, hanno messo a punto un modello in grado di simulare le epidemie di peste, utilizzando big data e tecnologie d’avanguardia. Oltre alla rilevanza storica, lo studio è importante anche per microbiologi ed epidemiologi moderni.”Abbiamo messo alla prova il modello con alcune epidemie più recenti, la cui origine era nota, constatando che rispondeva perfettamente. A quel punto – ha spiegato Bramanti – siamo passati ad inserire i dati relativi a epidemie del passato”. Il gruppo di studiosi ha simulato le epidemie che hanno coinvolto nove città europee, creando per ciascuna tre modelli in cui la malattia veniva diffusa da diversi vettori.  I risultati ottenuti in questo studio dimostrano che la diffusione della peste, diversamente da quanto ritenuto finora, sarebbe legata ai parassiti umani, più che ai ratti. “Questo spiega anche perché Boccaccio non accenna alla moria di ratti nel Decameron o in altri suoi scritti”, ha concluso Bramanti.

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