L’armatore Alessandro Metz a Palazzo Liviano di Padova il 16 ottobre per presentare il progetto Mediterranea. Francesca Forzan sul Bo Live, il giornale web dell’ateneo, ha pubblicato utili notizie sul progetto. Mare Jonio è salpata dal porto di Augusta il 4 ottobre scorso, è una nave battente bandiera italiana che da dieci giorni naviga nelle acque del Mediterraneo centrale, di fronte alle coste della Libia portando in mare il progetto Mediterranea; attualemte è a Palermo per una sosta tecnica. Un’operazione voluta e organizzata da diverse figure, una ‘piattaforma aperta e inclusiva’ che ha riunito associazioni, soggetti politici, culturali e sociali e singoli cittadini che hanno scelto di farne parte. (foto Reuters, pubbl.sul Bo Live Unipd). “Non una Ong, che non siamo e non vogliamo essere, – ha spiegato l’armatore Alessandro Metz – ma una Ang, un’azione non governativa che serva ad aprire un ragionamento nuovo, un’azione assolutamente inclusiva”. Come ricordato, il rimorchiatore Mare Jonio, è stato acquistato grazie a un prestito concesso da Banca Etica e al supporto economico di singoli, enti, associazioni, realtà varie e un’attività di crowdfunding finalizzata a ripagare il prestito e a dare continuità all’operazione, è stato riconvertito nel progetto umanitario che ha preso il nome di Mediterranea. “Tale progetto è nato qualche mese fa, guardando quello che stava succedendo vicino a noi – ha raccontato l’armatore. La chiusura dei porti e il blocco delle imbarcazioni di soccorso delle Ong ha cancellato quei testimoni capaci di raccontare quello che nel nostro mare continua ogni giorno a succedere: partenze, attraversamenti, naufragi, morti, sbarchi”. Mare Jonio ha come obiettivo di verificare, monitorare, raccontare quello che succede in mare e di fornire soccorso a imbarcazioni che si trovano in difficoltà, cosi come è previsto dalle leggi internazionali e dalla cultura e di chi vive e conosce il mare. Il progetto ha avuto il supporto delle ong tedesca Sea Watch, di Open Arms e di tanti personaggi della cultura, dei media nazionali e internazionali. “La nostra presenza – ha aggiunto Metz – ha sicuramente fatto in modo che molte realtà si muovessero. Di certo, sapere che qualcuno può raccontare che ci sono persone in pericolo che hanno richiesto aiuto, come prevedono le leggi internazionali, obbliga chi ha il dovere di interessarsene, quantomeno a non assumersi scomode responsabilità che attraverso il nostro racconto potrebbero diventare pubbliche. È stato così per un barcone di 130 persone portato in salvo dalla Guardia Costiera maltese da tempo non più attiva nei salvataggi ed è stato così anche per un barcone con 70 migranti a bordo che, dopo ore di trattative, la Guardia Costiera italiana ha fatto sbarcare qualche giorno fa a Lampedusa”. La nave, dopo 12 giorni di navigazione nel canale di Sicilia, resta per qualche giorno in sosta tecnica nel porto di Palermo per poi ripartire il prima possibile. “Sono tantissime le persone che in queste settimane ci hanno fornito il loro sostegno – ha concluso Metz – e questo ancora di più continua a dimostrarmi che anche le cose che pensiamo troppo lontane da noi si possono fare” (Mezt ha detto di essere un operatore sociale che da oltre 30 anni lavora con le persone in difficoltà, quindi in un ambiente distantissimo da quello che può essere il mare).

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