E’ in costante crescita (al momento sono già 6.500) il numero di firme di fedeli (anche dall’estero) e del mondo della sanità a favore di San Leopoldo Mandic, il quale dopo tre miracoli è stato canonizzato da Papa Wojtyla nel 1983, affinchè venga nominato patrono degli ammalati terminali. Anche Papa Francesco nel 2016 dette direttive tali da far esporre le spoglie del santo capuccino in San Pietro, nell’anno della Misericordia, unitamente a quelle di San Pio da Petralcina. La petizione sarà presentata alla Cei, come confermato da padre Flaviano Giovanni Gusella, rettore del santuario di San Leopoldo, a Padova. Le adesioni continuano, anche tramite spot radiofonici e iniziative spontanee. A sostenere l’iniziativa i vescovi del Triveneto e della Croazia ed i frati francescani capuccini, ordine religioso di cui ha fatto parte il santo-confessore. Il caso ha già una sua datazione: molti medici, ammalati e loro familiari da anni hanno espresso il desiderio di poter invocare san Leopoldo per una malattia sempre più diffusa, il tumore. Il 30 luglio 1942 Padre Leopoldo, nativo di Castelnuovo di Cattaro (Croazia),  per tanti anni confessore in varie città ed a Padova in particolare e per anni, morì a causa di un tumore all’esofago. Mirabile e paziente nelle molte sofferenze e infermità che l’hanno accompagnato in tutto l’arco della sua esistenza, ha insegnato, con l’aiuto della grazia divina, con quale spirito di fede vanno affrontate anche malattie incurabili. Offriva tutto al Signore, in unione con il Divino Sacrificio dell’Eucaristia, e per intercessione della Madonna, che chiamava filialmente la sua “Parona benedetta”, per i suoi penitenti e per il grande ideale dell’unità tra la Chiesa Ortodossa d’Oriente e la Chiesa cattolica di Roma. Chiese al Signore di poter svolgere il suo ministero fino alla fine dei suoi giorni. Fu esaudito: benché stremato, il 29 luglio 1942, ultimo giorno della sua vita, i suoi biografi testimoniano che confessò circa cinquanta persone nella stanza dell’infermeria del convento.  Padre Leopoldo ha avuto  sempre molta attenzione per le persone ammalate. Una testimonianza, come riportato dal settimanale della diocesi ed altre di Padova, afferma: «se chiamato da un ammalato si recava sempre molto volentieri col permesso dei superiori. Qualche volta, per recarsi al letto di qualche ammalato grave lasciò anche la confessione». Un’altra: «anche coloro che non avrebbero mai permesso a un sacerdote di avvicinarsi al proprio letto, appena vedevano padre Leopoldo, si commuovevano, si confessavano e spiravano con il conforto della fede”. E’ opinione generale tra i fedeli che “padre Leopoldo, che ha terribilmente sofferto a causa di questa malattia, ma con serenità, spirito di abbandono e di fiducia nella bontà divina, possa essere indicato ai malati di tumore e ai loro familiari come un esempio nella difficile prova della malattia e come un intercessore presso Dio per invocare la guarigione, qualora Egli lo volesse, o la forza per sostenere la sofferenza, con fiducia e speranza”. Come detto è in corso la raccolta delle firme, il foglio va consegnato a mano al santuario o spedito per posta. I moduli possono essere scaricati dal sito internet.

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