Un consorzio transfrontaliero tra operatori italiani e croati per valorizzare la pesca artigianale e sostenibile in Adriatico e’ tra i prossimi risultati di un progetto coordinato da Ca’ Foscari. I candidati fruitori dell’intesa transfrontaliera sono centinaia di pescatori che praticano la piccola pesca costiera con reti fisse e trappole, esercitata con barche inferiori ai 12 metri. Nel solo Veneto il progetto ha contato 283 imbarcazioni di pesca artigianale distribuite in 9 marinerie. In Italia, si tratta di 10 mila pescatori, a bordo dei due terzi della flotta da pesca nazionale, per un valore di pescato di 55 milioni di euro annui. Pesca sostenibile significa anche fare i conti con i cambiamenti climatici in atto: si stima che più della metà (56%) delle catture attuali comprenda specie che, secondo le previsioni, subiranno una riduzione a fronte del futuro aumento della temperatura del mare. I dati provengono dal progetto Interreg Italia-Croazia Adri.SmArtFish, che coinvolge nove istituzioni italiane e croate con l’obiettivo di rafforzare il ruolo della pesca artigianale nell’alto e medio Adriatico. Lo ha scritto sul mmagazine news dell’ateneo Enrico Costa. Adattabilità e flessibilità rendono la pesca artigianale strategica per la gestione integrata della fascia costiera. I pescatori stessi sono coinvolti attivamente nel progetto e hanno contribuito a scrivere un protocollo di sostenibilità che sarà alla base del consorzio transfrontaliero e comprende azioni per la valorizzazione del pescato, aree date in gestione ai pescatori artigianali e zone di vendita diretta del prodotto (villaggio del pescatore). Un altro progetto Interreg, parallelamente, sta studiando la biodiversità e l’impatto dell’uomo sugli ecosistemi dell’Adriatico, con l’obiettivo di creare un osservatorio specifico. In questo ambito, i ricercatori hanno quantificato gli effetti della navigazione ricreativa e della pesca amatoriale. Quanto incide il pescatore della domenica sulla sostenibilità della pesca in alto Adriatico? Molto, arrivando a superare, per alcune specie, le catture della pesca commerciale. Lo rivela appunto il progetto ECOSS, anch’esso coordinato dal professor Fabio Pranovi dell’Università Ca’ Foscari Venezia, con partner istituzioni italocroate. Sarebbero circa 100 mila, hanno rilevato i ricercatori, le persone che praticano pesca ricreativa in tutto l’Adriatico. Il loro impatto sugli stock ittici è rilevante: catturano circa il 10% delle risorse disponibili. Inoltre, una comparazione con le catture commerciali fa emergere che per alcune specie (sgombro, orata, branzino e mormora) il prelievo della pesca ricreativa risulta essere più elevato di quelle da pesca commerciale, evidenziando la necessità di considerare anche la pesca ricreativa nella gestione integrata delle risorse rinnovabili in Adriatico. La ricerca ha quantificato anche la dimensione della flotta di barche da diporto registrate nell’area alto adriatica: circa 30mila barche, che consentono a migliaia di persone di godere della bellezza del mare, delle isole e delle coste adriatiche. Intervistando un campione di questi diportisti, un team di ricercatori ha riscontrato come la bellezza dell’ambiente sia una delle motivazioni principali per le loro uscite in barca, motivo in più per attivare le misure possibili a protezione del paesaggio marino. (ph arch.).

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