Prima di entrare nel Palazzo Venier dei Leoni e cominciare il viaggio tra i grandi capolavori di artisti che hanno scritto la storia del Novecento, da Pablo Picasso a Marcel Duchamp, da Vasily Kandinsky a Piet Mondrian, da Alexander Calder a Jackson Pollock, si attraversa il giardino delle sculture, polmone verde del museo veneziano, trasformato nel corso degli anni in una vera sede espositiva, nonché meta botanica, dove predominano piante sempre verdi che fanno da scenario naturale alle opere in esso esposte. Al centro del cortile principale, troneggia ora l’Anfora-frutto di Jean Hans Arp, con le sue forme sinuose, attentamente sorvegliata dalle “donne” di Alberto Giacometti, Donna in piedi (Donna ”Leoni”) e Donna che cammina, sentinelle sempre allerta e testimoni impassibili di ciò che accade davanti ai loro occhi. E chi, tra i tanti visitatori che passano da Palazzo, non desidera sedersi sul trono bizantino di Peggy, dove la mecenate amava farsi ritrarre (nella foto) sentendosi essi stessi collezionisti per un istante? Immerso nel gelsomino in fiore fa capolino il criptico neon di Mario Merz, Se la forma scompare la sua radice è eterna, mentre dietro al gazebo dove la mecenate americana amava far colazione, si intravede l’enigmatica Giovane donna a forma di fiore di Max Ernst. E laggiù, nell’angolo, c’è anche lei, la proprietaria di casa, che riposa accanto ai suoi 14 amati cagnolini di razza Lhasa Apso. C’è chi ama passarla a trovare, lasciando un sassolino sulla lapide, come nelle migliori tradizioni ebraiche, essendo la stessa famiglia Guggenheim di origine ebrea. Nel corso degli anni, dopo la scomparsa di Peggy Guggenheim, il giardino si è esteso, sono stati annessi tre nuovi spazi, che oggi accolgono le sculture della Collezione Hannelore B. Schulhof e del marito Rudolph B. Schulhof, tra cui spicca la maestosa Mucca di Alexander Calder, in dialogo perfetto con il neon di Maurizio Nannucci Changing Place, Changing Time, Changing Thoughts, Changing Future, tra le opere più fotografate del museo, le panchine “parlanti” di Jenny Holzer, le creazioni minimal di Anthony Caro, come Lal e Cardine, e il Cubo aperto incompleto 6/8 di Sol LeWitt. E come in un magico gioco di prospettive, il misterioso monolite granitico di Anish Kapoor si trova sovrastato dalla cupola della Basilica della Salute, che da lontano sembra vigilare sul museo. Tra gli eventi quello di Edmondo Bacci. L’energia della luce. Dal 17 ottobre la Collezione Peggy Guggenheim presenta la grande mostra Edmondo Bacci. L’energia della luce, a cura di Chiara Bertola. Uno spaccato sulla carriera artistica di uno dei massimi esponenti della pittura veneziana, amico di altri protagonisti della scena artistica veneta del tempo, come Tancredi Parmeggiani ed Emilio Vedova. Per l’occasione il museo ha pubblicato sui canali social una serie di 4 pillole; la curatrice ha dato qualche piccola anticipazione sul percorso espositivo.

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