Ci sono più di cento dipinti che consentono di compiere un appassionante viaggio alla scoperta dei massimi esponenti del neoclassicismo, del romanticismo, della scapigliatura e del divisionismo, presentati per la prima volta a Brescia in una gioiosa sinfonia di atmosfere e tonalità. Dopo il successo di pubblico e di critica riscosso con “Moretto, Savoldo, Romanino, Ceruti” (2014), “Il Cibo nell’Arte dal Seicento a Warhol” (2015) e “Lo Splendore di Venezia. Canaletto, Bellotto, Guardi e i vedutisti dell’Ottocento” (2016), Palazzo Martinengo ospita dal 21 gennaio 2017 una nuova grande mostra – curata da Davide Dotti – che racconta al pubblico la straordinaria stagione artistica che l’Italia visse nel corso del XIX secolo, illustrando le correnti e i movimenti pittorici che fiorirono rendendo il panorama artistico nazionale uno dei più frizzanti e dinamici a livello europeo. Il percorso espositivo, come è detto in una nota degli organizzatori, è inaugurato da un celebre capolavoro di Canova che incarna alla perfezione i canoni dell’estetica neoclassica: Amore e Psiche. L’emozionante scultura dialogherà con le tele dei maggiori interpreti del neoclassicismo tra cui Appiani, pittore prediletto da Napoleone, capace di evocare nelle sue opere la sublime grazia raffaellesca. La seconda sezione dedicata al romanticismo avrà come protagonista il grande Hayez che seppe raggiungere vertici assoluti anche in opere di ampio formato come nella Maria Stuarda, capolavoro di tre metri per due che per l’occasione arriva eccezionalmente a Brescia. Accanto ad altri lavori di Hayez saranno esposti dipinti dei principali pittori romantici tra cui Piccio, la cui pittura vibrante e aerea anticipò gli esiti dei maestri della Scapigliatura a cui sarà dedicata la terza sala, ricca delle modernissime tele di Cremona. Negli stessi anni in cui a Milano si affermavano gli scapigliati, a Firenze si faceva largo un gruppo di giovani e agguerriti artisti che, per reagire alla stanca pittura insegnata nelle accademie, diede vita al movimento dei macchiaioli capitanato da Fattori, Lega e Signorini. Proseguendo nel percorso, il visitatore viene prima catturato dai dipinti a soggetto orientalista che riecheggiano le magiche luci e le seducenti atmosfere del lontano oriente, e poi dalle toccanti scene di vita quotidiana immortalate con pungente realismo da Induno, Ciardi, Favretto, Palizzi, Irolli, Milesi e dal bresciano Inganni, presente con diversi lavori tra cui due splendide vedute di Piazza. Aggiornati sulle novità dell’impressionismo francese i divisionisti elaborarono, invece, un’innovativa tecnica pittorica caratterizzata da intrecci di brevi pennellate cariche di colore, che trova la massima espressione nelle tele cariche di significati simbolici di Segantini, Pellizza da Volpedo e Morbelli. Infine, nell’ultima sezione viene magicamente rievocato il frizzante clima culturale della Parigi Belle Époque, dove vissero e lavorarono maestri del calibro di Zandomeneghi, De Nittis e Boldini. Di quest’ultimo, formidabile anticipatore della modernità novecentesca, saranno esposti i sensuali e dinamici ritratti nei quali esaltò la bellezza femminile.

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