Cos’è lo spread (il differenziale) e perché è così importante? Qual è l’impatto reale del debito sulla nostra economia, e come si concilia con le esigenze della democrazia? Daniele Mont D’Arpizio ne ha parlato con Lorenzo Forni, economista dell’università di Padova con ampia esperienza di politica economica: ha lavorato dal 2010 al 2016 al Fondo monetario internazionale a Washington e precedentemente al servizio studi della Banca d’Italia a Roma. L’intervista è stata pubblicata su Bo Live, il giornale web dell’ateneo (foto Bo Live,UniPd). “Lo spread è sostanzialmente la misura di un rischio – ha spiegato Lorenzo Forni – quello che un Paese non onori i propri debiti. Lo Stato italiano paga un prezzo per remunerare gli investitori di questo rischio”. Soglie e limiti di sostenibilità non ce ne sono, ma è chiaro che nel medio periodo un aumento del costo del debito è destinato a incidere: “Nel 2011/2012 arrivò addirittura toccare uno spread di quasi 600 punti base; per certi periodi brevi un paese può anche reggere anche spread molto elevati, ma non molto a lungo perché dopo questo tassi si riflettono sui costi di finanziamento di tutti gli operatori economici, come le banche e le imprese, provocando sostanzialmente una stretta creditizia”. Perché però si parla di spread soprattutto a proposito del debito pubblico italiano, quando anche altri stati sono fortemente indebitati? La risposta sta nella credibilità: è vero che oggi c’è molto debito nel mondo, pubblico e privato, in conseguenza delle crisi economiche e delle politiche dei bassi tassi d’interesse, ma  il dibattito sull’uscita dall’euro non aiuta certamente la credibilità del nostro governo. “Vorrebbe sostanzialmente dire che il debito non verrebbe ripagato – secondo  Forni –. Questo genera un incertezza, e l’incertezza si paga.

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