L’apertura delle frontiere italiane ai cittadini europei senza obbligo di quarantena aiuta a salvare i raccolti Made in Italia nelle campagne con il ritorno nel nostro Paese dei circa 150 mila lavoratori stagionali comunitari provenienti da Romania, Polonia e altri Paesi europei rimasti fino ad ora bloccati per la pandemia. E’ quanto stima la Coldiretti nel commentare positivamente la riapertura delle frontiere dal 3 giugno senza obbligo di quarantena ai cittadini europei e dell’area Schengen, mentre per gli extracomunitari occorrerà attendere il 15 di giugno. “30 mila sono quelli attesi in Veneto – spiega Coldiretti riferendosi agli oltre 70mila braccianti presenti sul territorio regionale nel 2019 impegnati nelle aziende agricole nelle varie fasi di attività: dalla lavorazione del terreno alla manutenzione dei mezzi meccanici, dalla potatura alla cura degli animali fino alla raccolta di ortaggi e frutta. Si tratta di una decisione che – sottolinea la Coldiretti – consente di garantire professionalità ed esperienza alle imprese agricole italiane grazie al coinvolgimento temporaneo delle medesime persone che ogni anno attraversano il confine per un lavoro stagionale per poi tornare nel proprio Paese. “Le nostre imprese agricole si stanno già impegnando per accompagnare il trasferimento dei lavoratori europei dai Paesi di origine in Italia” afferma il presidente di Coldiretti Veneto Daniele Salvagno nel sottolineare che “viene dall’Unione Europea poco meno della metà dei lavoratori stagionali stranieri occupati in agricoltura dove nel tempo hanno costruito rapporti fiduciari con le imprese”. Secondo le stime della Coldiretti più di ¼ del Made in Italy a tavola viene raccolto nelle campagne da mani straniere con 370 mila lavoratori regolari che arrivano ogni anno in Italia dall’estero, fornendo il 27% del totale delle giornate di lavoro necessarie al settore. In Veneto la comunità di lavoratori agricoli europei più presente è quella rumena (14 mila) quella dei polacchi (2mila). Sono anche i nordafricani a coprire la richiesta di manodopera con 7mila unità e altre 4mila rappresentate dagli indiani impiegati soprattutto nelle stalle. Numeri che contribuiscono a colmare il gap attuale dopo che su sollecitazione della Coldiretti sono già stati prorogati fino al 31/12 i permessi di soggiorno per lavoro stagionale in scadenza ed è stato ottenuto nel decreto Cura Italia prevede che le attività prestate dai parenti e affini fino al sesto grado non costituiscono rapporto di lavoro nè subordinato nè autonomo, a condizione che la prestazione sia resa a titolo gratuito. In questo contesto – sostiene la Coldiretti – è ora necessaria pero’ anche una radicale semplificazione del voucher “agricolo” che possa ridurre la burocrazia e consentire anche a percettori di ammortizzatori sociali, studenti e pensionati italiani lo svolgimento dei lavori nelle campagne in un momento in cui scuole, università e molte attività economiche sono rallentate e tanti lavoratori sono in cassa integrazione. Con il mese di giugno – riferisce la Coldiretti – si intensifica l’attività nelle campagne: dopo fragole, asparagi, carciofi e altri ortaggi, con l’aprirsi della stagione i prodotti di serra lasciano il posto a quelli all’aperto, partendo dal sud per arrivare al nord. Da maggio a ottobre i campi avranno bisogno di braccianti per far arrivare alle tavole meloni, cocomeri, pesche, albicocche, mele, pere. Da non dimenticare olive e uva per fare olio e vino verso l’autunno.(ph arch.).

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