In volata dalla Cina, anche il bike sharing diventa smart. Ormai lo sappiamo bene, e le nostre tasche ce lo possono confermare: la bicicletta è la risposta economica ed ecologica alla vita frenetica delle grandi città. Costa relativamente poco, non inquina e permette di coprire distanze anche considerevoli in poco tempo. Di questo ha scritto su giornale Il Bo dell’ateneo di Padova Elisa Speronello. Ad accorgersi delle caratteristiche di questo oggetto che abbiamo sott’occhio da tutta una vita e applicarle in ottica di business, sono stati per primi i cinesi. Possiamo capirli: in Cina ci sono grandi città con alti tassi di inquinamento ambientale e le dinamiche “disruptive” (innovazione che taglia nettamente con il passato) sono molto più intense rispetto alla pur avanzata Europa. Poi c’è un altro fattore da tenere in mente: abbiamo ormai capito che la Cina è estremamente brava a copiare tutto quello che arriva dall’Occidente (impiegando in media 48 ore), ma è altrattanto brava a innovare e a influenzare il resto del mondo. Il risultato è che le novità made in China che arrivano nei mercati europei hanno una potenza incredibile. Non è da meno il fenomeno di bike sharing a flusso libero. Alla base di questo fenomeno, come sempre, c’è un’esigenza: quella di risparmiare, che siano soldi o tempo poco importa, sempre di risparmio si tratta. L’avere un bike sharing a flusso libero permette di non essere costretti a riporre la bici condivisa in specifici punti, detti stalli, ma di lasciarla in qualsiasi luogo della città. Il buon senso porterebbe a parcheggiarla in luoghi adatti come rastelliere, ma non è sempre così, e questo rappresenta uno dei problemi da gestire attentamente da parte delle aziende che offrono il servizio. Le biciclette sono poi rintracciabili grazie a un’applicazione, proprio come già succede per qualche servizio di car sharing. Quando si vuole utilizzare la bicicletta la si geolocalizza tramite l’app e la si prenota. La bici quindi, rimarrà non disponibile per gli altri utenti per 15 minuti, tempo massimo in cui l’utente può raggiungerla e inforcarla. Una volta raggiunta, la bicicletta va sbloccata inquadrando con il telefono il QRcode, quindi verrà rimosso il bloccaggio delle ruote (la bici non ha la catena) e inizierà ufficialmente il noleggio. Il costo del noleggio è di circa 30 centesimi ogni mezzora, che vanno a scalare nel sistema di pagamento scelto nell’applicazione. Se si considera che un biglietto per il trasporto urbano ha un costo di circa 1,50 euro e ha una validità media di 75 minuti, la proporzione è presto fatta: la bicicletta costa la metà e permette di pagare solo l’utilizzo effettivo. Un’altra caratteristica da non sottovalutare, ha aggiunto Speronello nel suo redazionale, è che queste biciclette sono diverse da quelle comuni, infatti montano dei pezzi che non possono essere riutilizzati se non su biciclette dello stesso tipo, quindi risultano completamente inutili da rubare. Se questo non dovesse bastare a scoraggiare il ladro di turno, è sufficiente ricordare che ogni bicicletta è dotata di gps e, quindi, sempre rintracciabile. In Italia alcune città hanno già accolto il bike sharing in stile cinese, a Milano, per esempio dai primi giorni di agosto circolano un totale di 4.000 biciclette, che diventeranno 12.000 in tempi brevi. Allo stesso modo Firenze ha scelto di introdurre le biciclette in free floating e ad agosto è partita con 500 due ruote, con l’obiettivo di implementare il servizio per arrivare alle 4.000. Anche Padova sta pensando all’introduzione di un servizio di bike sharing in stile Shangai, e lo ha reso noto attraverso le parole del vicesindaco con delega alla mobilità e urbanistica, Arturo Lorenzoni. Per il momento nulla di certo e deciso, ma solo idee e spunti. Oltre all’idea di potenziare l’attuale servizio di bike sharing cittadino (GoodBike), Lorenzoni ha rivelato di essersi appassionato a queste soluzioni innovative che permettono di raggiungere tutte le parti della città. Di certo c’è che la bicicletta a Padova non solo è molto utilizzata, ma è anche considerata il miglior mezzo per gli spostamenti al di sotto dei 6 km. Per questo Padova, pur non essendo considerata una grande città, potrebbe essere un luogo in cui il bike sharing a flusso libero potrebbe attecchire ed essere utilizzato, soprattutto dagli studenti.

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