Conchiglie usate come ornamenti dai primi Sapiens a Grotta di Fumane (Vr).
L’origine del comportamento simbolico moderno, veicolato anche attraverso l’uso di oggetti ornamentali, è al centro di dibattiti sempre più accesi all’interno della comunità scientifica e attrae anche i musei e il grande pubblico. Tra i tanti aspetti interessati dalla ricerca archeologica e antropologica non manca l’uso degli ornamenti da parte dei primi rappresentanti della nostra specie. Anche l’Italia si rende partecipe sulla scena internazionale, offrendo un ricco patrimonio. Tra i siti più noti vi è Grotta di Fumane, uno dei maggiori siti archeologici preistorici d’Europa nel Parco Naturale Regionale della Lessinia (Verona), che ha restituito un’ampia collezione di conchiglie marine tra le più antiche in Europa: un esempio di tradizioni simboliche e culturali sviluppatesi durante le prime fasi della diffusione di Homo sapiens.Un recente riesame di questi reperti è stato condotto dal Prof. Marco Peresani della Sezione di Scienze Preistoriche e Antropologiche dell’Università di Ferrara e dal suo gruppo di ricerca che ne ha recentemente pubblicato i risultati su “PaleoAnthropology”, la rivista dell’American Paleoanthropology Society. “Le conchiglie si inseriscono all’interno di una sequenza a forte connotazione antropica nel deposito della Grotta – tra 41.000 e 40.000 anni fa – in cui si ritrovano focolari, pigmenti minerali, e numerosi strumenti in pietra, osso e palco – ha spiegato il Prof. Peresani – Qui, un campione di oltre 800 conchiglie marine e una d’acqua dolce, è stato oggetto di uno studio a 360° condotto per mezzo di analisi tassonomiche, paleoecologiche e tafonomiche, unendo i risultati ottenuti a deduzioni basate sugli studi delle tracce d’uso e dei residui sui gusci. Tra le specie identificate, raccolte sulle coste dell’Adriatico e del Tirreno, pochissime potevano essere utilizzate per fini alimentari. Una specie in particolare, Homalopoma sanguineum, sembra essere oggetto di una selezione preferenziale durante la raccolta, dovuta probabilmente al colore rosso brillante del suo guscio. Oltre 300 esemplari sono stati forati intenzionalmente dall’uomo. I fori venivano realizzati con tecniche differenti in relazione alla morfologia del guscio e al suo spessore, tramite azioni di percussione o di pressione con piccoli strumenti di forma appuntita. Ulteriori tracce sul margine dei fori, infine, hanno dimostrato che le conchiglie erano utilizzate tenendole in sospensione. L’eccellente stato di preservazione e la consistenza del campione – ha concluso il Prof. Peresani – offrono l’opportunità di apprezzare la diversità tassonomica e della manifattura degli ornamenti in conchiglia durante un periodo cruciale, segnato dall’affermazione della nostra specie in Europa meridionale, inserendosi in un più ampio panorama che vede l’utilizzo di questa simbologia condivisa, con le dovute differenze, in altri siti d’Italia e del Mediterraneo”.
(foto univers.Ferrara).

Lascia un commento