Produzione di latte in aumento a livello mondiale (+1,8% i volumi dei principali paesi esportatori nei primi otto mesi di quest’anno), boom del biologico, le nuove frontiere del commercio tra online, distribuzione organizzata e negozi di prossimità, alle prese con un consumatore che cambia e che cerca sempre di più prodotti sostenibili e benessere animale.
È questo lo scenario in cui si muovono gli operatori internazionali del latte, riuniti a Bardolino (Verona) per il 7° Dairy Forum di Clal, portale di riferimento del settore lattiero caseario, di cui Fieragricola è partner. «La zootecnia è un pilastro fondamentale di Fieragricola – afferma il direttore generale di Veronafiere, Giovanni Mantovani – e il latte rappresenta un segmento verso il quale Veronafiere ha dedicato molta attenzione, a partire dagli animali, dalla genetica, la mangimistica, la robotica e la zootecnia di precisione. Nella prossima edizione, in particolare, accanto al Open Holstein European Dairy Show, dedicato alla razza Frisona, avremo a Verona il confronto europeo per Nazioni della razza Bruna, un evento che arricchirà la vocazione internazionale, che si è arricchita del concorso europeo della Limousine, dedicato alla prestigiosa razza da carne». La rassegna dedicata all’agricoltura, in programma a Verona dal 29 gennaio all’1 febbraio 2020, prevede per i prossimi mesi un mercato sostanzialmente positivo per il settore del latte in Italia e in Europa, a patto che la domanda mondiale, oggi meno vivace per il rallentamento della Cina e per le incognite della battaglia globale dei dazi, riprenda quota. «Nelle prossime settimane capiremo anche quale sarà il reale impatto della siccità che ha colpito il Centro e Nord Europa fra luglio e agosto e che metterà di fronte a una scelta gli allevatori: acquistare mangime, perché i raccolti di cereali e foraggio sono stati inferiori al fabbisogno, oppure ridurre le bovine in stalla e, prevedibilmente, contenere la produzione di latte», afferma Angelo Rossi, fondatore di Clal.it. Secondo il report diffuso dalla Ue, i raccolti cerealicoli sono stati inferiori dell’8% rispetto alla produzione media degli ultimi cinque anni, proprio a causa della siccità. La produzione di latte dei principali paesi esportatori a livello mondiale (Ue-28, Usa, Nuova Zelanda, Australia, Argentina, Ucraina, Bielorussia, Cile, Uruguay, Turchia) fra gennaio e agosto di quest’anno è aumentato dell’1,8%, secondo le elaborazioni di Clal.it, mantenendosi a un livello più elevato rispetto al 2017 e al 2016. L’Unione Europea, con 94,5 milioni di tonnellate di latte prodotto nei primi sette mesi del 2018, ha registrato una crescita dell’1,6%, con una spinta produttiva in crescita del 4% sulle polveri di latte scremato, del 2,1% dei formaggi e del 2% del burro. In frenata, rispetto ai primi sette mesi del 2017, la produzione di polvere di latte intero (-4,6 per cento).
Gli Stati uniti sono cresciuti fra gennaio e agosto dell’1,1% su base tendenziale, toccando quota 66,6 milioni di tonnellate.
Sta crescendo nel mondo anche il prezzo del latte. In base alle ultime rilevazioni di Clal.it, le quotazioni sono cresciute del 4,5% negli Stati Uniti (con la media della materia prima valutata 30,35 €/100 kg nel mese di agosto), dello 0,2% in Oceania (30,34 €/100 kg la media a fine luglio) e del 2% in Europa (33,50 €/100 kg la media Ue in agosto). In Olanda, Friesland Campina – una delle più importanti cooperative d’Europa – pagherà in ottobre il prezzo del latte 38 euro al quintale, 1 euro in più rispetto a settembre. Le rilevazioni del latte spot (cioè in cisterna, non legato a contratti di conferimento di durata pari o superiore ai tre mesi) sulle piazze di Verona e Lodi lo scorso 1 ottobre indicano un prezzo di 41,75 €/100 kg, in aumento rispettivamente dell’1,21% e del 2,45% rispetto alle quotazioni della settimana precedente. Anche il latte di importazione vive una fase rialzista: 41,50 €/100 kg la Borsa merci di Verona (+1,22% sulla settimana precedente); 39,50 e 41,50 €/100 kg le rilevazioni di Lodi rispettivamente per il latte proveniente dalla Francia (+1,28%) e dalla Germania (+1,84 per cento). Per gli analisti di Clal.it, la riduzione del divario tra il prezzo del latte tedesco e italiano dovrebbe rallentare il tradizionale flusso di latte che dalla Baviera approda in Italia, rendendo l’acquisto della materia prima estera meno conveniente per i costi aggiuntivi di trasporto. Dopo un exploit che portò il burro a toccare la cifra record di 6,45 €/kg in Borsa merci a Milano nel settembre 2017, il prezzo del burro si è assestato su valori inferiori: 4,90 €/kg l’ultima rilevazione lo scorso 1 ottobre nel capoluogo lombardo (-2,97% su base congiunturale). La tendenza al ribasso ha un respiro europeo: 5,075 €/kg i listini in Germania il 2 ottobre, con una flessione dell’1,46% rispetto alla settimana precedente. Recuperano i valori del burro negli Stati Uniti (4,37 €/kg il 28 settembre, +4,35%) e in Oceania (3,73 €/kg, +0,7%), mantenendosi comunque su livelli inferiori all’Europa.
Sono in aumento le produzioni di latte biologico, a fronte di una richiesta sostenuta al consumo. Pur rimanendo una nicchia, in Germania e Francia (i primi due paesi dell’Ue per quantità di latte prodotto) l’incremento dell’«organic milk» nei primi sette mesi del 2018 è stato rispettivamente del 25,8% e del 39,8% rispetto allo stesso periodo del 2017. I prezzi alla stalla, di conseguenza, si adeguano alla domanda dei consumatori e agli allevatori vengono riconosciuti prezzi interessanti: quasi 45 €/100 kg in Francia lo scorso luglio (ultimo prezzo rilevato), 47,23 €/100 kg in Germania (luglio), mentre ha toccato i 47 euro il prezzo di ritiro in Olanda per gli allevatori conferenti a Friesland Campina.

 

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