La nautica da diporto italiana è un’eccellenza produttiva a livello mondiale la cui importanza in termini produttivi e occupazionali è rilevante, ma spesso sottovalutata proprio perché non considerata nella sua totalità. La stima è dell’Osservatorio sulla nautica, condotto da Centro Studi CNA e CNA Produzione. Con la ripresa economica dell’Italia la nautica da diporto italiana ha mostrato una grande vitalità riuscendo a mettere a segno un incremento della produzione di 33,1 punti percentuali tra il gennaio 2014 e il gennaio di quest’anno. Un segnale sorprendente, che testimonia quanto il settore, simbolo dell’eccellenza produttiva del Made in Italy, sia apprezzato nel mondo e possa essere volano dell’intera manifattura italiana che, come abbiamo visto, vi è legata a doppio filo. Cna, nel suo report, ha fatto presente che il settore si è migliorato non solo nella produzione e riparazione di barche, ma nella costruzione di cime, arredi interni, utensili in legno, impianti, eliche, àncore, motori, bussole, radar GPS e software (photo Cna). Ecco la nautica: oggi nei radar delle fonti statistiche solo per le attività svolte all’interno dei cantieri, e non anche per tutte quelle attivià che coinvolgono la meccanica, l’elettronica di precisione, i servizi turistici, quelli portuali, nonché i trasporti eccezionali, per un totale di 286 voci, contro le tre individuate dai codici Ateco e riconducibili, sempre secondo le suddette statistiche, solamente ai cantieri. Questo l’identikit dell’impresa-tipo, meglio illustrata nello studio, a partire dai dati Istat e dagli Studi di Settore, dunque limitato al solo settore dei cantieri. Dai dati Istat risulta infatti che nel 2015 le imprese con meno di 50 addetti (le cosiddette MPI, Micro e Piccole Imprese) erano la quasi totalità della base imprenditoriale della nautica (97,9%), contribuendo al 46,8% dell’occupazione del settore, al 21,8% del fatturato e al 35,1% del valore aggiunto. I dati degli Studi di Settore, che limitano l’analisi alle imprese con un fatturato non superiore ai 5,1 milioni di euro, danno conto di quanto il settore sia articolato e quanto le imprese, a dispetto della piccola dimensione (5,1 addetti per impresa) siano strutturate. Basti dire che quasi la metà di esse (il 45,5%) è organizzata in società di capitali e che il 59,3% opera con lavoratori dipendenti. La ripresa degli ultimi anni è stata preceduta da un periodo di grande crisi: tra 2008 e 2011 la produzione del settore della nautica italiana si è ridotta della metà. Una perdita che è due volte superiore a quella registrata complessivamente dalla manifattura italiana e che ben testimonia quanto il settore, fortemente dipendente dalle esportazioni, abbia sofferto negli ultimi anni anche per il crollo del commercio globale. Senza contare le politiche fiscali restrittive introdotte nel 2012, necessarie per sanare importanti squilibri di finanza pubblica, che colpirono in maniera particolare il possesso o l’uso di beni voluttuari e di lusso e finirono per mortificare una prima fase di recupero dell’attività produttiva che divenne sostanziale solo agli inizi del 2014.

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