Le costruzioni megalitiche rappresentano una delle più antiche testimonianze dell’intervento dell’uomo sulla natura. Stoici e imponenti, questi massi, che pesano in media 100 tonnellate, se ne stanno piantati nel terreno da migliaia di anni, rappresentando una delle prime forme d’arte, e uno dei misteri più affascinanti nello studio della preistoria. La prima immagine, come indicato da Federica D’Auria sul Bo live, il giornale web dell’ateneo di Padova, è sicuramente quella di Stonehenge, nello Wiltshire, nel nord dell’Inghilterra. Si tratta probabilmente del sito neolitico più famoso, risalente al 3000 a.C. Ma in Europa si trovano almeno 35.000 strutture di questo genere, collocate specialmente lungo le coste. Le tipologie principali sono i menhir e i dolmen; i primi sono dei monoliti, spesso molto alti, piantati singolarmente nel terreno, posti a volte l’uno accanto all’altro, a formare delle file; i dolmen, invece, sono monumenti tombali composti solitamente da un gruppo di monoliti ravvicinati, sopra i quali viene appoggiato un altro masso dalla forma più piatta. PI megaliti risalgono al neolitico. Solitamente rivolti verso est o sud-est, in direzione dell’alba, costituiscono monumenti tombali o delimitano luoghi sacri finalizzati, per esempio, allo svolgimento di riti e cerimonie. Oltre alle costruzioni a pianta circolare (come Stonehenge) si trovano, poi, anche complessi megalitici composti da file di menhir allineati (come il sito di Carnac, in Bretagna, indic0ato dalla foto Bo live). Per secoli, archeologi e paleontologi hanno studiato l’affascinante mistero delle costruzioni megalitiche, cercando di carpirne non solo il significato, ma anche la tecnica tramite la quale sono state realizzate. Il mistero a riguardo è grande, e resta sempre il dubbio di come abbiano fatto uomini preistorici, che non avevano ancora inventato la ruota, a spostare e disporre pietre così gigantesche. La teoria più verosimile a riguardo ipotizza che queste venissero fatte rotolare giù per le colline sfruttandone i pendii, e issate perpendicolari al terreno con un sistema di corde e binari di legno, per il funzionamento dei quali era indispensabile la collaborazione di più persone. Un altro problema, poi, ha impegnato storici e archeologi per lunghi anni. Si tratta della necessità di capire dove e come sia nata e poi diffusa la cultura megalitica. Infatti, sono molte le costruzioni di questo genere in Europa, presenti soprattutto sulle coste occidentali (Regno Unito, Francia, Spagna e Portogallo) e mediterranee (Puglia, Sicilia, Sardegna, Corsica). Si tratta di un fenomeno nato in un certo luogo, in seguito “esportato” e imitayon altrove? Un recente studio condotto da Bettina Schulz Paulsson, archeologa della preistoria all’università di Gothenburg, (Svezia), rivela un significante contributo per il dibattito in questione. Lo studio riporta le due principali ipotesi circa la progressiva comparsa dei megaliti in Europa. La prima, in voga fino agli anni ’70 circa, prevedeva una diffusione “lineare” dei megaliti, ipotizzando cioè l’esistenza di un unico centro originario in cui erano state concepite e costruite le prime strutture megalitiche, il cui modello era stato poi esportato e accolto progressivamente da molti popoli. Nella seconda metà del secolo scorso, venne perfezionato il metodo di datazione al carbonio-14, o radiocarbonio, che prevede l’analisi del carbonio-14 ancora presente nei resti degli organismi viventi. Essendo un elemento radioattivo, esso decade, e può metterci anche migliaia di anni, permettendo così di risalire alla data. Lo studio svefede combina i risultati della tecnica di datazione al radiocarbonio con un approccio bayesiano all’inferenza statistica. Il risultato al quale giunge con tale operazione sembra suggerire che la diffusione dei megaliti sia avvenuta principalmente in tre fasi, a partire da un unico luogo, seguendo un percorso che correva lungo la costa. 9Schulz Paulsson descrive attentamente le fasi della sua ricerca: in una prima fase, assieme al suo team, ha “rianalizzato criticamente i 2.410 esempi, includendo le misurazioni dal 1960 fino al presente, per determinare la qualità e l’affidabilità dei contesti degli esempi esaminati”. Dopodiché ha tracciato una mappa dei vari siti interessati, con le loro datazioni, per capire quale fosse il più antico. La Francia è, finora, l’unica regione megalitica in Europa in cui si trovano una sequenza pre-megalitica monumentale e strutture di transizione ai megaliti, è verosimile quindi che la Francia settentrionale sia la regione d’origine del fenomeno megalitico. La scienziata (una ricerca durata 10 anni), colloca al primo posto per antichità alcuni complessi tombali nel nord della Francia, nella Bretagna. Le strutture rimaste lì risalgono al V millennio a.C., e sono quindi le più remote. Altre zone che ospitano costruzioni molto antiche sono la Catalogna e la Galizia. Nell’attuale Regno Unito, in Irlanda e in Portogallo si trovano composizioni megalitiche che risalgono al IV millennio a.C., mentre le coste e le isole sul Mediterraneo conservano prevalentemente strutture risalenti al III-II millennio a.C.

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