Il caso Sappada (Belluno) ha dato un’accelerazione (forse o quasi) da parte delle autorità regionali preposte al fine di favorire maggiormente, per quanto possibile, la vita amministrativa dei comuni di confine. Ecco allora che è stato firmato a Roma un protocollo d’intesa del Veneto con il Ministero dell’Economia, il Ministero degli Affari regionali, la Regione Lombardia e le Province autonome di Trento e Bolzano per l’utilizzo dei fondi per i comuni di confine. A compimento di un primo periodo di attuazione dell’Intesa sottoscritta nel 2014, con la quale il precedente fondo “ODI” per lo sviluppo coeso dei territori di confine è divenuto l’attuale “Fondo Comuni di Confine”, è emersa infatti la necessità di apportare alcune modifiche alla stessa, al fine di renderne più efficaci gli effetti. L’assessore veneto Federico Caner (foto), commentando questo accordo, ha voluto mettere in evidenza come finalmente si sia consolidato questo strumento. “Ora i comuni veneti di confine con le province di Trento e Bolzano – ha aggiunto – potranno beneficiare di risorse da investire nel territorio ed evitare spinte secessioniste verso altre regioni o province autonome”. In tanti, in Veneto, appresa la notizia, hanno sostenuto che la procedura è tardiva, tuttavia sempre valida. L’intesa si declina attraverso strumenti operativi che finanziano progettualità di area vasta e progettualità tramite “avvisi pubblici”. Per le progettualità di area vasta per il periodo 2013-2018 sono stati destinati 55,6 milioni di euro delle risorse annuali per il finanziamento di interventi di natura strategica. Il finanziamento dei progetti tramite avvisi pubblici ha visto una prima fase (2010-2012) gestita dall’ex-organismo di indirizzo ODI che ha messo a bando 80 milioni di euro e dal 2013 una seconda fase gestita dal Fondo Comuni confinanti che ha destinato ai bandi 24 milioni di euro annui.

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