PREMIO PAESAGGIO CONSIGLIO D’EUROPA: ALL’AREA ARCHEOLOGICA “ACQUA FREDDA” IN TRENTINO UNA MENZIONE SPECIALE ALLA SELEZIONE ITALIANA

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Acqua Fredda, Passo Redebus, foto O.Michelon_8 Una menzione speciale nell’ambito della per la candidatura alla terza edizione del Premio del Paesaggio del Consiglio d’Europa è stata attribuita all’area archeologica ‘Acqua Fredda’ al Passo del Redebus, tra dei Mocheni e l’altopiano di Pinè. Il ricon0scimento al Ministero per i beni e le attività culturali a Roma, dopo la presentazione del progetto vincitore, ‘La rinascita dell’alto Corleonese dal recupero delle terre confiscate alla ’, individuato dal Ministero per i beni e le attività culturali quale candidatura dell’Italia al Premio, si terrà la cerimonia di consegna delle menzioni speciali e dei riconoscimenti per i progetti di particolare interesse per la qualità delle intraprese. La musealizzazione dell’area archeologica ‘Acqua Fredda’, realizzata dalla Soprintendenza per i Beni archeologici della Provincia autonoma di Trento e affidata agli architetti Ugo Bazzanella, Renato Fornaciari e Edy Pozzatti, è stata valutata tra 77 proposte da una istituita dalla per il paesaggio, le belle arti, l’ e l’ contemporanee (PaBAAC), costituita da dirigenti del e da esperti nel campo del paesaggio e dell’architettura contemporanea. Le menzioni speciali sono state attribuite “per la qualità dell’intervento a progetti che si sono particolarmente distinti nelle attività di riqualificazione e valorizzazione del paesaggio nella sua accezione più ampia”. La Commissione ha assegnato la menzione speciale al Parco Archeo-Metallurgico Acqua Fredda “in quanto l’intervento tende a recuperare una antica identità economico-produttiva degli abitanti, valorizzandone le memorie di carattere archeologico, frutto di ritrovamenti fortuiti durante l’esecuzione di un’opera pubblica, con un segno di forte connotazione semantica in un paesaggio di particolare bellezza naturalistica”. La realizzazione del Progetto al passo del Redebus (1440 m. slm), nel Comune di Bedollo, ha condotto alla valorizzazione di una delle aree archeologiche musealizzate più alte d’Europa. E’ un sito di eccezionale importanza per l’archeometallurgia delle Alpi dove è stata portata alla luce una batteria di nove forni fusori, una vera e propria fonderia preistorica della tarda età del Bronzo (XIII-XI secolo a.C.). Sono stati anche rinvenuti alcuni strumenti per la lavorazione del minerale di rame come le macine che servivano a ridurre il minerale in sabbia o “farina” e le parti terminali dei mantici usati per mantenere la temperatura attorno a 1200 gradi. Trenta metri a valle è stata scoperta un’enorme discarica di scorie. Il sito testimonia l’intensa ed estesa attività di lavorazione dei minerali di rame, metallo non presente allo stato puro in Trentino. L’area, corredata da pannelli informativi che illustrano il funzionamento dei forni e la vita delle popolazioni dell’epoca, è visitabile liberamente. E’ punto di riferimento per attività nell’ambito dell’archeologia sperimentale e nel settore divulgativo con la realizzazione di incontri e stage e con laboratori e percorsi didattici durante l’anno scolastico e per il pubblico di appassionati e interessati di ogni età.


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